Medicina, 250 mila italiani con Crohn o colite ulcerosa, in aumento
Medicina, 250 mila italiani con Crohn o colite ulcerosa, in aumento

Gl esperti al Meeting Salute di Rimini, l'assistenza non è uniforme sul territorio nazionale 

In Italia si stima che attualmente siano tra 200 e 250 mila le persone che soffrono di colite ulcerosa o malattia di Crohn. "Non tantissime, ma sufficienti per destare attenzione" e "in costante aumento". A sottolinearlo è Fernando Rizzello, segretario nazionale dell'Ig-Ibd (Italian Group for the Study of Inflammatory Bowel Disease). Insieme ad altri esperti e operatori del settore, Rizzello interviene al Meeting Salute di Rimini, che dedica ampio spazio alle malattie infiammatorie croniche intestinali. "Ad oggi - segnala - al paziente viene offerta un'assistenza non uniforme sul territorio nazionale, e ciò può comportare disorientamento tra i pazienti stessi e nei confronti dei nuovi approcci gestionali di diagnosi, trattamento e di monitoraggio delle malattie stesse".

Queste patologie - spiegano gli specialisti - possono presentarsi in qualsiasi età, ma più frequentemente tra i 20 e i 30 anni di vita, impattando in maniera significativa sulla qualità di vita dei pazienti. Nel 20% dei casi esordiscono addirittura in età pediatrica, con notevoli ripercussioni non solo per il bambino, ma anche a livello familiare.

Il malato fin da giovane impara a convivere con una patologia cronica, destinata a perdurare per tutto il corso della sua vita: sarà obbligato a prendere costantemente medicine, dovrà sottoporsi regolarmente a controlli e talvolta a interventi chirurgici. L'imprevedibilità della recidiva dei sintomi mal si adatta a una serena pianificazione dei propri impegni quotidiani familiari, sociali e lavorativi. L'impatto - ribadiscono gli esperti - non è quindi solo clinico, ma anche psicologico.

"L'incidenza di queste malattie - osserva Rizzello - è in costante aumento, sia a livello nazionale che a livello globale. In passato queste patologie portavano al decesso, con picchi negli anni '70 del 30-35%. Oggi il rischio di mortalità legato alla patologia non è del tutto scomparso, ma i progressi scientifici hanno ridotto il dato all'1-2% circa. Queste malattie hanno un notevole impatto sulla quotidianità del soggetto affetto: scuola e università, attività lavorativa, vita sociale e familiare possono essere colpite a causa di assenteismo, depressione, mancato guadagno, assenza dal lavoro per malattia, difficoltà nelle relazioni personali, discriminazione".

Malattia di Crohn e colite ulcerosa vengono trattate con terapia medica o chirurgica in relazione alla presenza di possibili complicanze e alla gravità e/o complessità dello stato di malattia. Circa il 50% dei pazienti con malattia di Crohn e il 20% dei pazienti con colite ulcerosa - rilevano infatti gli specialisti - necessitano di intervento chirurgico entro 10 anni dalla diagnosi, che può ulteriormente impattare sulla qualità di vita dei pazienti.

La gestione delle patologie, comunque, è notevolmente evoluta negli ultimi anni, e la centralità del paziente è diventata il punto di partenza per un approccio multidisciplinare di tipo diagnostico, terapeutico e sociale. Pur essendo malattie che partono dall'intestino, queste condizioni arrivano a colpire le articolazioni, la pelle, gli occhi, il fegato e tanti altri organi che richiedono un approccio specialistico, interdisciplinare, con terapie combinate.

 


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