AAA specialista cercasi, concorsi 'deserti' e cure a rischio
AAA specialista cercasi, concorsi 'deserti' e cure a rischio

La denuncia delle società scientifiche: a Nord molti medici trasferiti dal Sud, ma vogliono tornare a casa. Villani (Sip): "va potenziato il numero degli specializzandi" 

L'emorragia di medici specialisti in Italia "è già realtà. Qualche giorno fa la nostra società scientifica è stata contattata dalla Regione Emilia Romagna che chiedeva se c'erano specialisti disposti ad andare al Nord, con assunzione diretta. Una richiesta che abbiamo girato a tutti i primari di ginecologia d'Italia. E a un recente concorso per un posto a tempo indeterminato per un ginecologo, su 28 domande si sono presentati in due". Parola di Paolo Scollo, direttore della Ginecologia dell'Ospedale Cannizzaro di Catania e past president Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia), sentito dall'Adnkronos Salute sulla questione della carenza di specialisti in Italia, dai ginecologi ai pediatri, dai chirurghi agli igienisti.

"Si fatica a trovare ginecologi soprattutto al Nord. E pensando al prossimo concorso a Belluno per 4 posti, penso che potrebbero esserci difficoltà. Oltre al fatto che gli specialisti invecchiano e non c'è sufficiente ricambio, per noi c'è un problema geografico: in molti negli anni scorsi si sono trasferiti dal Meridione perché al Nord c'erano più posti e concorsi. Ora però iniziano a farsi concorsi anche al Sud, e i colleghi vogliono tornare a casa". Insomma, se nei prossimi anni sconteremo una carenza di ginecologi, "il problema si sente già: bisogna intervenire con una politica sanitaria e una programmazione serie, un compito che non è solo del ministero della Salute, ma anche del Miur e del dicastero dell'Economia. Quello che mi preoccupa di più - sottolinea Scollo - è che nessuno ci stia pensando".

"Sono molti anni che leviamo alta la voce su questo problema, che accomuna ospedali e cliniche universitarie ormai in crisi. I pediatri sono sempre meno, e l'assistenza ai bimbi è a serio rischio", gli fa eco Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (Sip). Si fanno sempre meno bambini, ma anche i 'dottori dei piccoli' stanno sparendo. "In molte strutture l'attività va avanti grazie all'impegno e al sacrificio dei colleghi: non ci sono più orari o turni che tengano. La 'sofferenza' è un fatto oggettivo, e dobbiamo pensare che si tratta di specialisti che assistono neonati, bimbi malati di tumore come nel caso dell'oncologia pediatrica". A preoccupare Villani è il fatto "che questa situazione si trascina da tempo, e che occorrono molti anni per preparare un vero specialista". In pratica, "oggi un pediatra over 60 va in pensione senza trasmettere la sua conoscenza".

Per Villani "va potenziato il numero degli specializzandi, formarli ha un costo notevole e noi ci troviamo di fronte al paradosso di molti eccellenti colleghi che, una volta formati, vanno all'estero". Il presidente della Sip indica due "misure essenziali: aumentare il numero di pediatri in formazione ed elaborare strategie mirate per contrastare le carenze in futuro. Stiamo elaborando delle proposte, speriamo che il prossimo Governo ci ascolti. La situazione è ormai drammatica, ci auguriamo, nell'interesse dei bambini, che non prevalgano esigenze corporativistiche".

Villani invita poi a una riflessione: "Cosa vogliamo per i nostri figli e i nostri nipoti? L'Italia sta già scontando il fatto che la maternità socialmente non è più un valore, e questo è un dramma. In più abbiamo un milione di bimbi con necessità assistenziali particolari. Che cure vogliamo garantire ai nostri piccoli?", si chiede.

E ancora. L'emorragia di igienisti non stupisce Carlo Signorelli, past president Siti (Società italiana di igiene medicina preventiva e sanità pubblica ) e direttore delle Scuole di specializzazione in Igiene e medicina preventiva all'Università di Parma e all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. "I nostri sensori interni ci portano a dire che gli specialisti mancheranno sempre di più, anche per la grande richiesta rispetto ai neospecializzati, legata al fatto che sul territorio e nelle direzioni sanitarie servono competenze nuove: penso ad esempio al risk management e alla prevenzione in sanità".

"I dati dell'Anaao sono omogenei e congruenti con i nostri rilievi. E l'auspicio è che a livello di programmazione si tenga conto di questi numeri per evitare carenze che rischiano di incidere su aspetti tanto delicati quanto cruciali, come la prevenzione e la gestione del rischio". Altrimenti, molto semplicemente, "la sanità funzionerà peggio", conclude Signorelli.

Quanto alla carenza dei cardiologi, se l'Anaao stima circa 2.300 specialisti in meno entro il 2023, "io sono convinto che saranno ancora di più. Le carenze già si fanno sentire, nelle strutture pubbliche e in quelle private. E adesso abbiamo una realtà a macchia di leopardo, che sconta una perdita di personale del 20% rispetto a 10 anni fa", sottolinea Francesco Romeo, past president della Sic direttore Uoc Cardiologia e cardiologia interventistica del Policlinico Tor Vergata di Roma.

"Facciamo i conti ogni giorno con una drammatica carenza di organico - denuncia - e la situazione nel futuro è destinata a peggiorare. Non è più rinviabile una seria programmazione delle esigenze su base nazionale: tener conto solo del dato regionale è sbagliato. Anche perché nel pubblico - conclude - abbiamo ancora Regioni in piano di rientro, che non assumono da anni: qui sono penalizzati i livelli di assistenza e la ricerca".

 


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