Garattini premiato in Lombardia, investire di più su futuro
Garattini premiato in Lombardia, investire di più su futuro

'Serve flessibilità per trattenere giovani e strutture Ssn più moderne, Human Technopole non sia cattedrale nel deserto' 

Il premio che ha ricevuto dalla sua Lombardia lo ha dedicato alla moglie Anny: "L'ho ringraziata perché mi ha supportato e sopportato in tutti questi anni", dice Silvio Garattini, una vita spesa per la ricerca farmacologica, al timone dell'Istituto Mario Negri di Milano. Oggi i lavori del Consiglio regionale si sono aperti con una cerimonia a lui dedicata, in vista del suo 90esimo compleanno. La Regione ha voluto tributargli un riconoscimento e offrirgli un segno di gratitudine per la sua "instancabile attività". Per questo il governatore Attilio Fontana e il presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi gli hanno consegnato una piccola scultura di Arnaldo Pomodoro sul tema della Rosa Camuna, simbolo della regione. Una 'Benemerenza' per i "meriti medico-scientifici riconosciuti a livello internazionale" e per l'impegno profuso "nello sviluppo della ricerca farmacologica".

Lo scienziato bergamasco, classe 1928, ne ha approfittato per sottolineare l'importanza di guardare alla ricerca "non come a una spesa, ma come a un investimento. I suoi sviluppi hanno bisogno non solo di cervelli, ma anche di strutture (laboratori e strumentazioni) adeguate ai tempi, oltre che di flessibilità da applicare a favore dei ricercatori". Perché da un lato il problema è che "ne abbiamo troppo pochi e dobbiamo avere la possibilità di trattenere molti dei giovani che oggi partono per l'estero - commenta all'AdnKronos Salute - e dall'altro lato abbiamo bisogno di più risorse. Un Paese che non ha ricerca a sufficienza non può aspirare a migliorare. Ritengo quindi necessario fare un sforzo in più, anche se la Regione Lombardia è abbastanza allineata" con le realtà più avanzate.

Ma il monito di Garattini è più generale. "Soprattutto in rapporto al Servizio sanitario nazionale, occorrerebbe stabilire una percentuale del Fondo sanitario nazionale dedicata alla ricerca, perché il Ssn è un'attività complessa e senza ricerca si rischia di fare interventi superati dalle conoscenze. Abbiamo bisogno di rimodernare le nostre istituzioni in termini di attrezzature, creando e sviluppando di più le possibilità offerte per esempio dall'informatica, per affrontare i problemi importanti della medicina". Lo Human Technopole, maxi polo che sta sorgendo nell'area che ha ospitato l'Expo a Milano, è "certamente un'attività e una risorsa importante" che porterà tecnologia e avanguardia, "ma bisogna stare attenti che non sia una cattedrale nel deserto - avverte il farmacologo - Cioè che non si abbia una situazione in cui c'è tutto quel che serve, mentre le altre continuano a vivere in miseria, con grandi difficoltà. E' fondamentale uno sviluppo coordinato anche con tutte le attività che già esistono".

Memore dell'esperienza a capo della Commissione unica del farmaco per la revisione del Prontuario, missione che è stata affidata a Garattini nel 1993, sull'onda di Mani Pulite e dell'arresto di Duilio Poggiolini, lo scienziato riflette sulla necessità di un nuovo lavoro di 'pulizia'. "Sono passati 25 anni da quell'epoca - dice - ed è tempo di fare un'ampia revisione del Prontuario terapeutico. Troppa roba si è accumulata e bisogna avere il coraggio di ridimensionare le cose, eliminando quello che non ha senso. Si libererebbero risorse per terapie innovative e per tutto quel che manca in termini di ricerca a favore del Ssn".

Tornando alla benemerenza ricevuta dalla Regione Lombardia, "è stato un atto molto gentile e li ringrazio per il riconoscimento", tiene a sottolineare Garattini che dopo il premio è subito tornato in ufficio all'Irccs Mario Negri. A fine giugno è stato ufficializzato il passaggio di testimone. Il farmacologo ha lasciato la direzione nelle mani del nefrologo Giuseppe Remuzzi, che fino a quel momento aveva guidato le attività di ricerca dell'Istituto a Bergamo, e ha assunto la carica di presidente. Ma il suo impegno è quello di sempre, come la moglie Anny aveva predetto.

"Lei pensa che tanto non cambierà niente e che continuerò a lavorare come prima - sorride - La mia idea è che da presidente dell'Istituto avrò più tempo per occuparmi di problemi importanti e meno necessità del lavoro di tutti i giorni. E' giusto che i passaggi di testimone avvengano quando tutto è tranquillo, non in emergenza. Per questo ho deciso che era il momento, avendo fra pochi mesi 90 anni".

Anny Fagnani del resto condivide con il marito il valore della ricerca e l'importanza di sostenere i giovani: "Ha istituito un'associazione di 'Amici del Mario Negri' e da parecchi anni raccoglie fondi per borse di studio, perché i giovani è bene che vadano all'estero e accumulino esperienze - precisa Garattini - ma è anche importante che un certo numero ritorni". Guardando ai governi passati, insiste lo scienziato, "i politici non hanno capito che la ricerca è un investimento e che ogni euro speso a questa voce si calcola produca 9 euro di vantaggi".

Il rischio è di disperdere un patrimonio di cervelli. E certo l'amore per la scienza deve nascere già in tenera età, fra i banchi, è convinto il farmacologo. "E' tutto collegato. Nella scuola manca la formazione scientifica - osserva - Bisogna inserire la scienza come parte della cultura, mentre oggi prevale la parte letteraria, filosofica, giuridica. Se non ci decidiamo a fare questo, avremo poi tutti i fenomeni che abbiamo visto nascere nel nostro Paese, dal caso Di Bella a Stamina, fino alla guerra ai vaccini. Non è solo colpa dei social, ma un po' di tutti. Anche noi ricercatori dovremmo essere più forti nel sostenere il valore della ricerca. Spesso c'è un po' troppo individualismo, non si fa gruppo, non si fa rete e in parte è perché mancano i mezzi".

Quanto all'attuale Governo e a quello che potrà significare la sua azione per la ricerca, il giudizio di Garattini è sospeso. "Lo vedremo, è un po' presto e ci si può esprimere solo sulla base dei fatti". La speranza, condivisa per anni "con l'amico Umberto Veronesi, con il quale abbiamo fatto anche tante battaglie a sostegno della ricerca, è che l'italia diventi veramente un faro" su questo fronte. Un sogno realizzato? "Penso che abbiamo ancora tanto da fare, ma non importa - conclude - L'importante è tenere a mente che non è mai troppo tardi".

 


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