Biotecnologie nuove frontiere per la cura del diabete
Biotecnologie nuove frontiere per la cura del diabete

Il punto a Torino in un convegno promosso da Research4Life 

Negli ultimi 34 anni, dal 1980 al 2014, il numero di persone affette da diabete nel mondo è quadruplicato e tra i pazienti si registrano sempre più bambini e adolescenti. La patologia inoltre, sempre a livello mondiale, nel 2010 è stata responsabile di 1,3 mln di decessi, il doppio rispetto a vent'anni prima. E in Italia si stima che il diabete sia stato responsabile di oltre 22 mila morti solo nel 2015. I dati sono stati resi noti in occasione di un dibattito sul ruolo delle biotecnologie nella cura del diabete, promosso al Bioindustry Park di Colleretto Giacosa da Research 4 Life, piattaforma creata da tutti i principali soggetti della ricerca scientifica in Italia, che ha come finalità principale il sostegno della comunicazione alla ricerca.

Durante l'incontro - promosso nell'ambito della Settimana europea delle biotecnologie che a livello nazionale si articola in una cinquantina di iniziative organizzate da aziende, istituzioni pubbliche, musei e università, e nel Torinese per iniziativa di Research4Life con appuntamenti su misura rivolti a famiglie e studenti - si è fatto il punto non solo sull'importanza delle biotecnologie nella ricerca per la terapia del diabete, ma anche sul contributo fondamentale che viene dal modello animale.

"Le biotecnologie - spiega Giuliano Grignaschi, segretario generale di Research4Life - sono il più grande aiuto su cui noi possiamo contare per lo sviluppo continuo di nuove terapie in tutti i campi. Il diabete è una grande problematica che merita molta attenzione e le biotecnologie stanno aiutando molto lo sviluppo delle terapie per il miglioramento anche della qualità di vita dei pazienti". Tra i vantaggi "le sempre nuove vie di somministrazione dell'insulina, per arrivare fino alle nuove frontiere" come "la creazione di nuovi organi biocompatibili, che vanno a superare la problematica legata alla carenza di donatori di organi".

Una conferma dell'importanza del ruolo delle biotecnologie nel diabete viene anche dalla Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi. "Le nuove terapie devono essere associate a un progetto di stile di vita che riguarda non solo l'alimentazione, ma anche l'attività fisica - evidenzia Carlo Manfredi, delegato Fnomceo - Dopodiché i nuovi farmaci. Soprattutto l'avvento, con le biotecnologie, delle insuline sintetiche e l'arrivo di nuove terapie come le incretine hanno permesso di ottenere un migliore controllo della patologia diabetica, e quindi offrono in concreto un avvenire, una prospettiva di sopravvivenza libera da complicanze molto più alta nei soggetti diabetici".

Ricerca biotech, quindi, ma anche sperimentazione animale. Oggi ancora da più parti molto contestata, viene considerata imprescindibile dai ricercatori perché - osservano - saltarla significherebbe rallentare anche di molto lo sviluppo delle terapie, ed esporre i pazienti a rischi ingiustificati. "Il mondo animale ci aiuta moltissimo - prosegue Grignaschi - Dà un contributo enorme alle ricerche che svolgiamo perché ad oggi il modello animale è ancora essenziale per testare le nuove terapie, per metterle a punto prima di poter passare in sicurezza nell'uomo".

"Questo utilizzo è contrastato sostanzialmente per ragioni etiche da una parte della società - osserva - ma io ritengo che la responsabilità di questo sia dovuta al fatto che noi fino ad oggi noi non siano stati capaci di spiegare bene, in modo comprensibile a tutti, qual è l'importanza del modello animale e quanti sforzi facciamo per cercare di sostituirlo il più rapidamente possibile. Oggi non è ancora possibile ma speriamo che in futuro ci si possa arrivare".

Grignaschi fa notare che "c'è un'ottima direttiva Ue, emanata nel 2010 dopo 10 anni di studio da parte di grandi esperti in veterinaria, in bioscienze e anche grandi gruppi di protezione degli animali", ma "che purtroppo in Italia è stata recepita con un decreto legislativo restrittivo. Quindi non consente agli scienziati che lavorano in Italia di fare quello che i ricercatori in tutto il resto del mondo fanno normalmente".

"La conseguenza è duplice: da un lato si rischia di far andare sempre più all'estero i ricercatori - avverte l'esperto - dall'altro di farci prendere una multa dalla Comunità europea per lo scorretto recepimento della normativa. Per questo, da quando il decreto è stato emanato, stiamo chiedendo all'autorità semplicemente di recepire la direttiva europea così com'è, in modo da mettere i nostri ricercatori nella possibilità di poter competere con tutti i loro colleghi di tutto il resto del mondo".

Intanto c'è chi si occupa di studiare le modalità di prevenzione delle complicanze che una patologia come il diabete può dare, a cominciare dalla dialisi. E' Arditalia, l'associazione per la ricerca sul diabete. "Con l'impiego delle nuove tecnologie e delle biotecnologie, la vita dei pazienti è migliorata al 100% - assicura la presidente, Aurora Laura Panizzi - perché la terapia è costituita da controlli quotidiani e iniezioni di insulina, e avere presidi che ne possano alleviare il dolore e le difficoltà è tutto un vantaggio. Ora il nostro obiettivo è prevenire le complicanze. Ce ne stiamo occupando con un progetto stupendo che eviterà la dialisi un domani a chi avrà un rene che comincerà a dare i primi segni di non funzionamento".

 


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