Confindustria, White economy vale 11% Pil e 2,4 mln occupati
Confindustria, White economy vale 11% Pil e 2,4 mln occupati

Il Rapporto, puntare su integrazione pubblico-privato e su assistenza complementare 

L'industria della sanità cura anche l'economia del Paese. La cosiddetta White economy, infatti, contribuisce al Pil nazionale per il 10,7%, dando lavoro a oltre 2,4 milioni di persone, ovvero circa il 10% dell'occupazione complessiva. Il Rapporto di Confindustria sulla filiera della salute, presentato oggi a Roma, sottolinea il valore economico e sociale che il comparto costituito da sanità pubblica, impresa privata e indotto offre all'Italia. A fornire i numeri del settore lo studio realizzato insieme alle associazioni confederali di categoria che rappresentano la filiera (Aiop, Assobiomedica, Farmindustria, Federchimica e Federterme).

Il perno decisivo della White economy, spiega il report, è costituito dall'industria privata della salute: un settore i cui principali indicatori di performance, nonostante la crisi, registrano miglioramenti significativi sia in termini percentuali, rispetto al totale nazionale, sia in termini assoluti. La filiera della salute 'privata' (manifattura, commercio e servizi sanitari privati) rappresenta da sola, rispetto all'economia del Paese, il 4,9% del fatturato (144 miliardi di euro), il 6,9% del valore aggiunto (49 mld), il 5,8% dell'occupazione (circa 910 mila persone) e il 7,1% delle esportazioni (oltre 28 mld), con valori tutti in crescita rispetto al 2008.

Un gigante economico, ma anche un comparto industriale anticiclico: di fronte a un valore aggiunto complessivo dell'economia italiana rimasto pressoché invariato tra il 2008 e il 2015, il rapporto rileva che quello della filiera della salute è cresciuto del 14,3%. Ancora migliore è il dato sull'occupazione (in gran parte altamente qualificata), in aumento del+3,35% tra il 2008 e il 2015, contro un dato nazionale negativo (-9,2%).

Una filiera nella quale è più forte il posizionamento competitivo dell'Italia. Molto significativi sono infatti anche i dati sulla spesa in ricerca e innovazione: circa 2,8 miliardi di euro in valore assoluto nel 2016, il 13% del totale degli investimenti in ricerca e innovazione in Italia, con un'incidenza sul valore aggiunto generato dalle imprese superiore al 15%. La crescente partecipazione delle imprese della filiera ai bandi europei per la ricerca testimonia, inoltre, la vocazione a innovare.

La White economy sembra essere, indica Confindustria, "una delle principali aree di sviluppo dell'economia in cui il nostro Paese - alla luce delle classifiche internazionali - ha un considerevole vantaggio competitivo. Ciò anche grazie al modello di sanità pubblica adottato, all'integrazione virtuosa fra componente pubblica e privata e all'eccellenza nelle competenze espressa dalla componente medica e professionale".

"Un mix unico che, per svolgere appieno il suo ruolo di leva per lo sviluppo - suggerisce Confindustria - va inserito nel suo complesso come ambito di politica industriale, valorizzandone le eccellenze e promuovendole anche al di fuori del contesto italiano come elemento costitutivo del made in Italy. Un ambito decisivo per la crescita economica degli anni futuri, che ha bisogno di risorse coerenti con questi obiettivi ambiziosi e con una domanda di salute in netto aumento: una migliore integrazione di risorse pubbliche e private, con lo sviluppo della sanità complementare, rappresenta in questo senso una scelta non più rinviabile".

 


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