La musica amplifica effetti dei farmaci, studio su antipertensivi
La musica amplifica effetti dei farmaci, studio su antipertensivi

Tra i vari generi è la musica classica quella con la massima efficienza nel ridurre la pressione arteriosa 

Basta un poco di musica e la pillola funziona di più. Secondo uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Stato di São Paulo, in collaborazione con i colleghi del Juazeiro do Norte College e della Abc Medical School, sempre in Brasile, e della Oxford Brookes University nel Regno Unito, le dolci note intensificherebbe infatti gli effetti benefici dei farmaci contro l'ipertensione, poco tempo dopo che sono stati assunti. Tra i vari generi, è infatti la musica classica quella con la massima efficienza nel ridurre la pressione arteriosa, riporta la rivista 'Scientific Reports'.

"Abbiamo osservato che la musica migliora la frequenza cardiaca e aumenta l'effetto degli antiipertensivi circa un'ora dopo che sono stati somministrati", sintetizza Vitor Engrácia Valenti, coordinatore dello studio.

Alcuni anni fa, i ricercatori brasiliani hanno iniziato a studiare gli effetti della musica sul cuore in condizioni di stress. Una delle loro scoperte è stata che i brani classici tendono ad abbassare la frequenza cardiaca. Ricerche precedenti avevano anche mostrato che la musicoterapia ha un significativo effetto sui pazienti ipertesi. Ma non era chiaro se potesse influenzare gli effetti dei farmaci sulla variabilità della frequenza cardiaca e sulla pressione sanguigna sistolica e diastolica. Il team ha quindi eseguito un esperimento per misurare gli effetti dello stimolo uditivo musicale su 37 pazienti con ipertensione ben controllata. Le misurazioni sono state prese in due giorni casuali, con un intervallo di 48 ore.

Il primo giorno, dopo aver assunto la loro solita terapia anti-ipertensiva orale, i pazienti hanno ascoltato musica strumentale tramite auricolari per 60 minuti. Dopo due giorni, hanno seguito lo stesso protocollo, ma gli auricolari sono stati lasciati spenti. La variabilità della frequenza cardiaca è stata misurata a riposo e dopo 20, 40 e 60 minuti l'assunzione dei medicinali. Sono state utilizzate diverse tecniche statistiche e matematiche per rilevare le differenze tra le frequenze cardiache in tempi diversi.

Ebbene, l'analisi dei dati ha mostrato che la frequenza cardiaca diminuiva in modo significativo 60 minuti dopo la cura, quando i pazienti ascoltavano musica. Questo non accadeva quando gli auricolari rimanevano spenti. Una delle ipotesi formulate dai ricercatori è che la musica riesca a stimolare il sistema nervoso parasimpatico, ad aumentare l'attività gastrointestinale e ad accelerare così l'assorbimento dei medicinali, intensificandone gli effetti.

 


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