Salute: anestesisti Ue, migliorare tempi e procedure per diagnosi decesso

Antonelli (Siaati), in Italia ci sono già regole precise e garantiste 

Roma, 3 giu. - (Adnkronos Salute) - "Un accordo internazionale per definire in maniera chiara e condivisa quando e come viene diagnosticata la morte dei pazienti. Per prevenire le rare occasioni in cui le persone sono dichiarate morte ma poi si scopre che sono ancora vive". E' l'appello lanciato dagli anestesisti riuniti al congresso annuale della Società europea di anestesiologia (Esa) in corso a Barcellona. "Servono - precisano gli esperti - linee guida precise per prevenire le rare occasioni in cui le persone sono dichiarate morte ma poi si scopre che sono ancora vive. In alcune occasioni - aggiungo - i medici dedicano poco tempo all'osservazione clinica prima di dichiarare il decesso del paziente".

"L'appello dei colleghi non riguarda la legge italiana, molto garantista e precisa in questo settore - avverte Massimo Antonelli presidente della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) raggiunto telefonicamente dall'Adnkronos Salute a Barcellona - la normativa prevede infatti che ci siano almeno 6 ore di osservazione, affidate ad una commissione composta da un'anestesista, un neurologo e un medico legale. Solo dopo un'accurata valutazione clinica del soggetto può essere dichiarato il decesso per morte cerebrale. Anche nel caso di prelievo di organi è valida questa procedura - sottolinea - mentre in altri Paesi come la Gran Bretagna ci sono meno vincoli. Ecco il motivo dell'appello di alcuni colleghi per una maggior uniformità in questa delicata procedura".

In Italia i protocolli per l'accertamento della morte cerebrale includono l'elettroencefalogramma, un controllo dei riflessi muscolari sotto stimolazione e dell'impossibilità di respirazione autonoma. Procedure che permettono di distinguere il coma irreversibile dallo stato vegetativo. (segue)

(Adnkronos Salute) - Secondo Alex Manara, un'anestesista consulente Frenchay Hospital di Bristol "ci sono più di 30 ricerche in letteratura medica - riporta la stampa inglese - che descrivono casi in cui pazienti dichiarati morti si sono poi risvegliati. Episodi che hanno spinto gli scienziati a chiedersi se la diagnosi di morte può essere migliorata". Un impegno sul quale sta già lavorando l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) che ha iniziato a lavorare per sviluppare su questo argomento un consenso globale tra gli esperti.

La discussione al congresso di Barcellona ha visto confrontarsi varie posizioni e diversi normative. "Molte istituzioni negli Stati Uniti e in Australia hanno adottato due minuti come il periodo di osservazione minimo per poi convalidare il decesso clinico - sottolineano gli specialisti - mentre la Gran Bretagna e il Canada consigliano cinque minuti. L' Italia propone invece di attendere 20 minuti prima di dichiarare la morte clinica, in particolare quando c'è la possibilità di una donazione di organi".

"Ci sono prove evidenti - conclude Jerry Nolan, specialista del Royal United Hospital di Bath (Gb) - per dimostrare che una volta che il cervello non riceve ossigeno per 5 minuti iniziano ad essere evidenti i i danni permanenti alle cellule cerebrali".

 


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