Morire di parto, Toscana più virtuosa e Campania ultima in dati Iss
Morire di parto, Toscana più virtuosa e Campania ultima in dati Iss

In Rapporto su mortalità materna Italia in linea con Europa, come Francia e Gb. Prima rete di sorveglianza attiva su 49% nascite, presto copertura al 75% 

Donne che muoiono di parto: un evento drammatico che resta raro e che vede l'Italia in linea con l'Europa. La freddezza dei dati indica una media di 10 decessi materni ogni 100 mila bambini nati vivi. Con non poche differenze regionali nel nostro Paese, dove la Campania registra i livelli più alti di mortalità e la Toscana i più bassi. Lo indica l'Istituto superiore di sanità in un Rapporto presentato oggi Roma al convegno 'Sorveglianza della mortalità materna in Italia: validazione del progetto pilota e prospettive future'.

Dal progetto pilota, al centro dell'incontro di oggi e coordinato dall'Iss in sei regioni - Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia - è emerso che i certificati di morte dell'Istat sono in grado di rilevare solo il 41% dei casi. I dati sono stati quindi raccolti utilizzando due metodologie distinte: da una parte incrociando le rilevazione dei registri di mortalità con le schede di dimissione ospedaliera, dall'altra attivando una sorveglianza attiva per identificare e analizzare nel dettaglio tutti i casi di morte materna che avvengono nelle regioni partecipanti. I risultati confermano che i dati italiani sono in linea con quelli del resto d'Europa, esattamente come nel Regno Unito e in Francia.

Tra le regioni partecipanti il rapporto più basso (4,6 morti materne ogni 100 mila nati vivi) è stato rilevato in Toscana, il più alto (13,4 ogni 100 mila nati vivi) in Campania.

La metodologia utilizzata, inoltre, ha permesso di rilevare anche le morti materne tardive avvenute tra 43 e 365 giorni dopo il parto. Nel 12% dei casi si è trattato di suicidio che avviene in due casi ogni 100 mila nati vivi delle regioni studiate.

Le morti rilevate in due anni attraverso la sorveglianza attiva sono in tutto 39, nella maggior parte dei casi legate a complicanze ostetriche della gravidanza e del parto, mentre le altre per complicazioni di patologie preesistenti. Due donne su 10 sono morte a seguito di un'emorragia ostetrica che rappresenta la prima causa di mortalità e grave morbosità materna in Italia. La sepsi ha causato 5 dei 39 decessi e altri 5 sono stati causati da malattie infettive, tre delle quali dovute a influenza H1N1, mentre 6 dei 39 decessi sono avvenuti per complicazioni di gravidanze indotte mediante tecniche di procreazione medicalmente assistita.

La sorveglianza attiva - messa in piedi da due anni dal Centro nazionale di sorveglianza e promozione della salute dell'Iss e finanziata dal Centro controllo malattie (Ccm) del ministero della Salute - ha creato una rete di circa 300 presidi sanitari pubblici e privati che coprono il 49% delle nascite nel Paese. Tutto questo con l'obiettivo di rilevare nel dettaglio i percorsi assistenziali in modo da identificare eventuali problemi clinici o organizzativi e indicare le strategie di prevenzione delle morti evitabili.

"Ogni caso - afferma Serena Donati, del Reparto Salute della donna e dell'età evolutiva dell'Iss - viene sottoposto ad indagine confidenziale secondo il modello attuato nel Regno Unito da diversi decenni, in modo da attribuire con certezza la causa del decesso e validare l'appropriatezza dell’assistenza oltre a identificare le morti evitabili. Entro quest'anno allargheremo la rete dei presidi sanitari coinvolgendo la Lombardia e la Puglia, in modo da arrivare a una copertura pari al 75% dei nati del Paese". Le criticità più frequentemente segnalate dai clinici i che hanno assistito le donne e dai revisori dei casi clinici sono: la mancanza di adeguata comunicazione tra i professionisti, l'incapacità di apprezzare la gravità del problema, il ritardo nella diagnosi e nel trattamento, e la diagnosi e il trattamento non appropriati.

Tre volte più a rischio donne over 35, rischi da Pmi indicano necessità selezione

Delle 29 morti sottoposte a indagini confidenziale, 12 sono risultate associate ad assistenza inappropriata ed esito evitabile. Nei Paesi avanzati che effettuano sorveglianze analoghe, la percentuale di morti materne evitabili è stimata pari al 50%. "Il rischio di mortalità materna è quasi tre volte superiore nelle donne sopra i 35 anni rispetto alle più giovani, oltre due volte nelle donne di istruzione bassa e tra quelle che si sono sottoposte a taglio cesareo rispetto al parto spontaneo. Le morti rilevate a seguito di gravidanze indotte mediante procreazione assistita mettono in luce l'importanza di un'appropriata selezione delle donne che possono accedere a tali tecniche - afferma la ricercatrice - Per quanto riguarda la variabilità tra le regioni, si registrano esiti migliori al Nord rispetto al Sud del Paese, come accade anche per la mortalità neonatale".

Per quanto riguarda l'emorragia ostetrica, che rappresenta la prima causa di mortalità materna, l'Iss ha offerto ad oltre 5 mila operatori sanitari (medici e ostetriche) una formazione a distanza sulla prevenzione, diagnosi e trattamento delle emorragie del post-partum. E' stato inoltre attivato uno studio sugli eventi morbosi materni gravi da emorragia del post-partum, per ampliare la casistica sugli eventi gravi relativi al parto e analizzare in maniera ancor più approfondita le criticità assistenziali o organizzative, oltre che facilitare l'aggiornamento dei professionisti. "Per quanto riguarda l'emorragia del post-partum - conclude Donati - nel 2015 l'Iss ha in programma una Linea-guida specifica sotto l'egida del Sistema nazionale Linee-guida".

 


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