Zaia, nessun accordo senza costi standard

 

"Non c'è composizione che possa escludere un criterio di equità: risparmiare possono tutti e le Regioni possono dare il loro contributo al risanamento dei conti, ma se non si comincia da chi spreca e ha sprecato in passato, applicando la legge, e cioè i costi standard, il no del Veneto rimane forte e chiaro, così come la volontà di impugnare la legge di stabilità di fronte alla Consulta. Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni". Frena gli entusiasmi il governatore del Veneto Luca Zaia, di fronte alle ipotesi che circolano di un possibile accordo tra Governo e Regioni sui tagli che queste ultime dovrebbero accollarsi sulla base di quanto previsto dalla legge di stabilità.

"Prima di avviare qualsiasi ragionamento - aggiunge Zaia - dobbiamo poter vedere e valutare le coperture, perché sulle slides non è possibile ragionare compiutamente e poi va deciso sulla base dei parametri oggettivi dei costi standard quali Regioni dovranno fare i tagli. Oggi - osserva - registriamo alcuni flebili segnali di ravvedimento: a 'In Mezz'Ora' il ministro Padoan dice tra l'altro che pagheranno quelli che hanno lucrato sugli sprechi; il viceministro Morando conferma che esiste una enorme disparità di spesa pro capite tra Regione e Regione; il capogruppo dell'Ncd Maurizio Sacconi fa opportunamente un richiamo ai tagli intelligenti. Oltre che ravvedimento, sarà anche operoso? Me lo auguro, altrimenti spazi di manovra non ne vedo".

"Chiedo al Governo - conclude Zaia - chi debba tagliare, ad esempio, tra il Veneto che ha 0,6 dipendenti regionali per mille cittadini, la Campania che ne ha 1,3; il Friuli con 2,6; la Sicilia a 3,8; Bolzano addirittura a 9. E se sia equo escludere i territori a Statuto speciale dall'obbligo di dimagrire. O chi debba tagliare in sanità tra il Veneto che, con 1.737 euro pro capite ha la spesa sanitaria più bassa d'Italia, e coloro che contribuiscono a far lievitare la media nazionale a 1.849 euro".

 


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