Bambino Gesù Roma, test predice efficacia vaccino antinfluenzale su bimbi Hiv
Bambino Gesù Roma, test predice efficacia vaccino antinfluenzale su bimbi Hiv

L’applicazione del coefficiente di predittività ai bambini coinvolti nello studio si è rivelata attendibile al 96% 

Un nuovo test del sangue predice l’efficacia del vaccino antinfluenzale sui bambini immunodepressi affetti da Hiv. È stato messo a punto dai ricercatori dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, in collaborazione con la University of Miami e BioStat Solutions, con un metodo innovativo che combina lo stimolo in vitro del sangue, l’analisi dell’espressione genica dei linfociti e l’intelligenza artificiale. I risultati dello studio, pubblicati su 'Frontiers in Immunology' hanno un’importante ricaduta clinica: per i bambini immunodepressi essere protetti dal virus dell’influenza è fondamentale; sapere in anticipo se il vaccino funzionerà o meno consentirà di programmare percorsi vaccinali personalizzati ed efficaci nel tempo, con l’aggiunta di adiuvanti o con un maggior numero di richiami.

Lo studio del Bambino Gesù, durato due anni - riferisce una nota - ha coinvolto 23 pazienti dell’ospedale con Hiv, con un sistema immunitario compromesso dalla malattia e quindi particolarmente vulnerabili ai rischi dell’influenza. Per arrivare al test predittivo i ricercatori hanno ideato un metodo chiamato 'Iviget' (In vitro gene expression testing): dopo aver prelevato una piccola quantità di sangue da ciascun bambino (3 ml), ne hanno stimolato una parte in vitro con il vaccino antinfluenzale. Dai campioni di sangue sono stati poi 'estratti' i linfociti maggiormente implicati nella risposta immunitaria e ne è stata analizzata l’espressione genica, ovvero il modo in cui si 'comportano' i geni prima e dopo la stimolazione in vitro.

I dati ottenuti durante la fase di laboratorio, eseguita al Bambino Gesù con la collaborazione dei ricercatori della University of Miami, sono stati trasferiti ai biostatistici e bioinformatici della società americana BioStat Solutions che, processando le informazioni con un complesso algoritmo, hanno stilato una classifica dei geni in base alla loro capacità di segnalare la risposta immunitaria al vaccino, hanno assegnato a ciascuno di questi un punteggio (prediction score) e hanno calcolato il coefficiente di predittività, ovvero il valore numerico che misura la probabilità di efficacia del vaccino.

L’applicazione del coefficiente di predittività ai bambini coinvolti nello studio si è rivelata attendibile al 96%: la previsione di efficacia del vaccino è risultata esatta in 22 pazienti su 23. Ora il nuovo test dovrà essere validato con una sperimentazione su una coorte più ampia di bambini immunodepressi, cioè con una ridotta risposta immunologica alle vaccinazioni. Un obiettivo ulteriore dei ricercatori è quello di semplificare la procedura nella fase di laboratorio. Se oggi sono circa 100 i geni analizzati per ogni tipo di linfocita selezionato (10 sottopopolazioni linfocitarie), si punta a ridurre sensibilmente questi numeri per rendere il test più rapido, economico e fruibile su larga scala.

"Sapere in anticipo se un vaccino sarà efficace o meno è molto importante sul piano clinico: è una informazione che ci consentirà di personalizzare il piano vaccinale del singolo paziente", spiega Nicola Cotugno, della struttura complessa di Immunologia clinica e vaccinologia del Bambino Gesù diretta da Paolo Palma.

"Nei casi in cui avremo di fronte un bambino che sappiamo non risponderà al vaccino - prosegue - potremo programmare l’aggiunta di adiuvanti, sostanze che potenziano la risposta del sistema immunitario, oppure un maggior numero di richiami. Il prossimo passo - annuncia - è la validazione del test su una coorte più ampia di bambini immunodepressi e, in futuro, la sperimentazione del nostro sistema predittivo su altri tipi di vaccino e altre categorie di persone vulnerabili come i bambini trapiantati, gli allergici, le donne in gravidanza e gli anziani".

 


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