Covid, batteri 'sanificatori' abbattono virus su superfici, -99% in 1 ora
Covid, batteri 'sanificatori' abbattono virus su superfici, -99% in 1 ora

Studio italiano sul sistema di sanificazione biologica Pchs, ideato da Copma 

Batteri 'sanificatori' per abbattere al 99% in 1 ora i germi e i virus che si annidano nei reparti ospedalieri e sulle superfici, compreso Sars-CoV-2. A fronte dei normali disinfettanti chimici che esauriscono la loro efficacia nell’arco di 60 minuti. E' il risultato ottenuto dal sistema di sanificazione biologica Pchs, ideato da Copma, validato da una ricerca scientifica italiana, illustrato oggi nel corso di una conferenza stampa dal Walter Ricciardi, ordinario di Igiene e medicina preventiva dell'Università Cattolica del Sacro cuore e da Elisabetta Caselli, dipartimento di Scienze chimiche e farmaceutiche e Cias dell'Università di Ferrara.

"Il sistema è stato testato su virus inviluppati assimilabili al Sars-CoV-2 - ha spiegato Caselli - e si è registrato un calo del 99,9% della loro presenza entro 1 ora. Inoltre si è visto che quando una superficie contaminata è trattata con questo sistema si può ottenere una riduzione del 99,99% entro 1 ora per tutti i virus. Ma c'è anche la prevenzione, ovvero la superficie trattata rimane 'pulita' dal 99,9% dei virus per 24 ore rispetto a quando si usano la candeggina e l'etanolo che dopo poche ore sono inattive. Questo ci dice che il sistema Pchs rimane attivo e riesce a prevenire per 24 ore la contaminazione della superficie".

Si tratta, al momento, dello studio più avanzato al mondo, che sarà pubblicato nelle prossime settimane da riviste scientifiche accreditate, basato sull’utilizzo della competizione biologica attraverso l’impiego di probiotici, in grado di ridurre il rischio Ica (infezioni correlate all'assistenza) e contrastare la diffusione del Covid-19.

"Nell’ottica di prevenzione da virus, la differenza con i normali disinfettanti chimici è netta, a cominciare dalla durata d’azione, senza contare le prospettive di utilizzo anche per tutti quegli ambienti (non solo ospedali quindi) che hanno bisogno di processi di sanificazione, come mezzi pubblici di trasporto, scuole, uffici. Nelle prove di laboratorio, inoltre, il sistema Pchs ha dimostrato di essere performante rispetto alle normative standard, riuscendo ad abbattere la concentrazione di virus del 99.9%", evidenzia lo studio.

“Celebriamo oggi un evento storico. Si tratta di un’innovazione dirompente – ha sottolineato Ricciardi - che può cambiare radicalmente il modo in cui si combattono le infezioni, non solo in ospedale. Si combattono i germi con altri germi e, a differenza dei disinfettanti chimici, che hanno effetti collaterali di impatto ambientale, con il sistema Pchs ciò non avviene. È un momento straordinariamente importante e siamo anche contenti che sia opera di una ricerca italiana, frutto di una partnership pubblico-privata, con una tecnologia che rimarrà nel futuro”.

"Vantaggi importanti, in termini di salute, tutela ambientale e risparmio economico" - ha rimarcato Ricciardi, che ha puntato l’attenzione anche sulla questione normativa, ovvero le Linee guida redatte da Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità, che al momento prevedono solo la sanificazione attraverso i disinfettanti chimici. "Oggi viene confermata l’azione di una battaglia vincente, che può essere applicata anche per i nostri treni, per i nostri autobus, con un’innovazione italiana che ha bisogno del supporto delle nostre istituzioni. Serve però un chiarimento regolatorio che tranquillizzi tutti, serve assolutamente un’accelerazione – ha puntualizzato Ricciardi - Non bisogna cambiare la legge, ma permettere l’applicazione di un’innovazione scientifica disponibile, modificando regolamenti e linee guida fissati da Istituto superiore di sanità e ministero della Salute”.

Ad entrare nel dettaglio della ricerca scientifica è stata Caselli, ricordando lo sviluppo iniziale del sistema di sanificazione Pchs, con efficacia stabile, basata sull’azione dei microbioti sani applicata anche al contrasto di virus inviluppati, tra cui il Sars-Cov2. "L’uomo è un superorganismo, costituito dalle proprie cellule e da tutti i microrganismi che lo colonizzano in equilibrio tra loro, ma anche gli ambienti costruiti possono essere considerati super-organismi", ha subito inquadrato, ricordando i numeri drammatici delle infezioni correlate all’assistenza, problema globale (5-15% pazienti ospedalizzati), che colpiscono 4 milioni di pazienti in Europa ogni anno, causando circa 33 mila decessi come diretta conseguenza (Italia maglia nera con 10 mila decessi) e circa 1,1 miliardi di euro di costi sanitari.

Finora la sanificazione convenzionale, attraverso i prodotti chimici, ha prodotto un’azione temporanea, senza prevenire la ricontaminazione, con un alto impatto ambientale e con la possibilità di favorire la comparsa di ceppi resistenti. "La sanificazione biologica, invece, si basa sull’equilibrio del microbioma: piuttosto che cercare di eliminare tutti i microbi, è più efficace rimpiazzare quelli cattivi con microbi buoni. Si parla di esclusione competitiva", ha spiegato Caselli, elencando i risultati positivi finora ottenuti: abbattimento degli agenti patogeni di circa 80% in più rispetto a un sistema di sanificazione tradizionale, nessuna selezioni di ceppi resistenti, anzi calo fino a 1.000 volte (99.99%). E ancora: dimezzato il rischio di infezioni correlate ad assistenza ospedaliera, - 60% di consumo di antibiotici, -75% di costi per le terapie legate alle Ica.

“I risultati ottenuti – ha concluso Caselli - suggeriscono che l’uso del Pchs possa controllare efficacemente la diffusione dei virus inviluppati, come ad esempio il Sars-Cov-2, evitando contemporaneamente di aggravare il problema dell’antimicrobico-resistenza e delle infezioni legate all’assistenza in ambiente ospedaliero".

 


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