L'infarto colpisce di più nelle notti estive, studio Niguarda
L'infarto colpisce di più nelle notti estive, studio Niguarda

Nessuno studio in precedenza aveva indagato lo spostamento, il cosidetto 'summer shift', del numero di infarti dal giorno alla notte nel periodo estivo 

L'infarto colpisce molto più durante le notti estive. E' quanto emerge da uno studio dell'ospedale Niguarda di Milano, pubblicato sul 'Journal of American Heart Association'. Una ricerca multicentrica condotta su 2.270 pazienti vittime di un infarto Stemi - ovvero con un'anomalia specifica nel tracciato dell'elettrocardiogramma, segnale di un'ostruzione acuta e totale della coronaria - che ha coinvolto entrambi gli emisferi a differenti latitudini per esempio in Italia, Cina, Scozia, Finlandia, Giappone, Australia e Singapore. Nessuno studio in precedenza aveva indagato lo spostamento, il cosidetto 'summer shift', del numero di infarti dal giorno alla notte nel periodo estivo.

Dal lavoro sembra che sia l'intensità della luce, più della sua durata, a determinare questa variazione nel rapporto tra infarti nelle ore diurne rispetto a quelle diurne. Infatti, dalle analisi dei pazienti di Singapore, paese sull'equatore dove non vi è una vera e propria stagione estiva, è stato riscontrato questo shift nelle giornate con maggiore intensità della luce solare (le giornate con minore nuvolosità).

"Abbiamo provato a studiare 'il lato oscuro della luna' - spiega Enrico Ammirati, co-ricercatore principale dello studio, cardiologo del De Gasperis Cardio Center di Niguarda - cioè quei possibili fenomeni o relazioni che associano l'insorgenza dell'infarto miocardico con eventi naturali complessi come la cronobiologia. Infatti, non sono ancora chiariti i fattori precipitanti per cui si verifichi l'infarto miocardico acuto in un momento della vita di un individuo rispetto a un altro momento. E' interessante notare - aggiunge - come proprio lo scorso anno il premio Nobel per la Medicina sia stato assegnato ai ricercatori che hanno indagato i meccanismi molecolari alla base dei nostri bioritmi, i ritmi circadiani".

Ma quali sono le ricadute pratiche di questa evidenza cardiologica? "Se un numero maggiore di infarti avvengono durante la notte, potrebbe potenzialmente esserci un ritardo maggiore tra il momento in cui ci si rende conto di avere un infarto e l'arrivo in ospedale per ricevere le cure appropriate", risponde Ammirati. Un ruolo determinante nello studio, per l'elaborazione dei dati, oltre che dei centri cardiologici è stato quello del Dipartimento di Fisica della Technical University di Dresda in Germania, grazie al contributo di Carlo Vittorio Cannistraci, anche lui co-ricercatore principale del lavoro a forti tinte 'tricolore', con ben 4 italiani tra gli 11 firmatari della pubblicazione.

Lo studio, però - fanno notare gli autori - è osservazionale e non spiega i meccanismi complessi alla base dello spostamento del numero di infarti nelle ore notturne nel periodo estivo. "Saranno necessari prima di tutto nuovi studi che confermino tale osservazioni, magari includendo altri Paesi - dice Ammirati - E' noto che la produzione di alcuni ormoni come il cortisolo e la melatonina sia influenzata dall'esposizione alla luce, ma non sappiamo se possano giocare un ruolo in questo caso specifico. In questo quadro, anche lo smog ambientale potrebbe avere una correlazione da approfondire".

L'infarto miocardico è la causa più frequente di mortalità nel mondo. In Italia la cardiopatia ischemica rappresenta il 12% di tutte le morti con circa 70.000 morti all'anno. Se l'ostruzione coronarica conduce all'arresto totale del flusso sanguigno nel territorio irrorato dall'arteria interessata e provoca nell'elettrocardiogramma un'alterazione tipica (sopraslivellamento del tracciato nel tratto denominato ST), l'infarto è denominato Stemi (ST elevation myocardial infarction). Se invece l'occlusione della coronaria è parziale o transitoria, come evidenziato dalla presenza di sottoslivellamento del tratto ST del tracciato elettrocardiografico, l'evento è definito NStemi (Non-ST elevation myocardial infarction).

 


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