Sinpia, solo un bambino su 2 riceve una diagnosi di autismo
Sinpia, solo un bambino su 2 riceve una diagnosi di autismo

Solo 1 su 3 riesce ad ottenere una risposta terapeutica 

Un bambino ogni 100 è colpito da disturbo delle spettro autistico, solo 1 su 2 riesce ad ottenere un percorso diagnostico nei servizi pubblici di neuropsichiatria infantile, e solo 1 su 3 riesce ad ottenere una risposta terapeutica. E' il bilancio tracciato dalla Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia), che in occasione della 'Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo' fa il punto sugli obiettivi raggiunti e quelli da raggiungere, sugli elementi positivi e le criticità nelle risposte alle persone con autismo e ai loro familiari. Tra le criticità rilevanti, che purtroppo non si sono modificate negli ultimi anni, Sinpia evidenzia in particolar modo quelle relative all’accesso ai servizi di Npia e alla transizione verso l’età adulta: meno di un bambino su 10, infatti, riesce ad avere risposte da un servizio per l’età adulta.

Dopo la pubblicazione dei nuovi Lea - sottolineano gli esperti Sinpia - che per la prima volta hanno incluso in modo specifico i disturbi dello spettro autistico, va quindi deciso a livello istituzionale che tipo di risposte si vogliono dare davvero agli utenti e alle famiglie. Il vero problema - aggiungono - per cui i Lea restano lettera morta, non è il mancato aggiornamento delle linee guida dell’Iss, ma la mancanza delle condizioni che permettono l’effettiva erogabilità di interventi appropriati: personale sufficiente, in servizi con organizzazione adeguata e omogenea, che garantiscano la formazione permanente degli operatori sulle più recenti evidenze.

"L’aumento della consapevolezza - commenta Antonella Costantino, presidente Sinpia - è certamente un obiettivo importante che è stato raggiunto, gli ultimi anni hanno mostrato un incremento esponenziale di iniziative che si sono dimostrate assai efficaci nella sensibilizzazione della cittadinanza, nell’attivazione di reti di solidarietà e nel supporto all’inclusione. Altrettanto positiva è la sempre maggiore attenzione al coinvolgimento attivo dei genitori e dei contesti di vita e alla personalizzazione degli interventi a partire dalle migliori evidenze disponibili. Ma si può e si deve fare di più", conclude.

 


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