Staminali, allo Ieo ricostruito per la prima volta timo umano
Staminali, allo Ieo ricostruito per la prima volta timo umano

Organo ha ruolo fondamentale nel sistema immunitario, passo avanti per trapianti 

Ricostruito per la prima volta un timo, organo essenziale del nostro sistema immunitario, usando cellule staminali umane e una struttura bioingegnerizzata. L'importante passo avanti verso l'utilizzo di questo organo artificiale nei trapianti è stato messo a segno dai ricercatori dell'Istituto Francis Crick e dell'University College London (Ucl), con il contributo del Laboratorio di epigenetica degli organoidi e cellule staminali dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo), che hanno pubblicato i risultati del loro studio su 'Nature Communications'.

Il timo - riferiscono dall'Irccs fondato da Umberto Veronesi - è l'organo del torace dove maturano i linfociti T, che giocano un ruolo fondamentale nel sistema immunitario. Se il timo non funziona correttamente, o non si forma durante lo sviluppo fetale nell'utero, possono manifestarsi malattie gravi come l'immunodeficienza, per cui l'organismo non riesce a contrastare le malattie infettive o le cellule tumorali, oppure l'autoimmunità, per cui il sistema immunitario attacca erroneamente il tessuto sano del paziente stesso.

Nel loro studio di fattibilità, i ricercatori inglesi hanno ricostruito il timo utilizzando cellule staminali di pazienti sottoposti a rimozione chirurgica dell'organo. Una volta trapiantato nel modello animale, il timo bioingegnerizzato è stato in grado di sviluppare linfociti T funzionanti e maturi. In passato già erano stati ricostruiti frammenti di organo, ma mai prima d'ora un timo completo e funzionante.

L'Ieo è stato un partner chiave nello studio, evidenziano dall'Istituto, collaborando all'analisi del trascrittoma delle cellule di timo umano. "Questo lavoro è una pietra miliare nel campo della biologia del timo, e spiana la strada alla rigenerazione di un timo umano pienamente funzionante", commenta Giuseppe Testa, direttore del Laboratorio epigenetica degli organoidi e cellule staminali. "Il mio gruppo - aggiunge - è entusiasta di avere contribuito a questo progetto e conta di far fruttare i suoi risultati, estendendo gli studi al cancro del timo".

"Oltre ad offrire una nuova possibilità di trapianto per chi soffre di disfunzioni del timo - spiega Paola Bonfanti, primo autore del lavoro, Group leader all'Istituto Crick e docente all'Ucl - il nostro lavoro ha altre future possibili implicazioni. Ad esempio, poiché il timo aiuta il sistema immunitario a riconoscere le cellule estranee, in caso di trapianti d'organo può spingere il sistema immunitario ad attaccare 'lo straniero'. Questo problema forse si potrà superare impiantando nel soggetto ricevente un timo rigenerato da cellule prelevate dal timo del donatore, che dovrebbe riconoscere come 'sue' le cellule dell'organo trapiantato. La ricerca in questo campo è ancora agli albori, ma è affascinante la prospettiva che i pazienti possano evitare di assumere immunosoppressori per tutta la vita", conclude.

 


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