Doping: medico sport, genitori malati di agonismo rovinano giovani atleti

Cei (Coni), caso ragazzo dopato a 14 anni è estremo ma molti episodi preoccupanti 

Roma, 28 feb. (Adnkronos Salute) - Quando l'agonismo per un genitore diventa ossessione, insorgono "casi limite" come quello del ragazzo 14enne trevigiano, costretto dal padre a doparsi e ad assumere degli integratori proteici non adatti alla sua giovane età, solo per raggiungere dei risultati sportivi e vincere delle gare. "Si è diffusa una malata concezione del successo fra i genitori italiani - spiega ad Adnkronos Salute Alberto Cei, docente di Coaching presso l’università di Tor Vergata di Roma e di Psicologia alla Scuola dello sport del Coni - anche se i casi limite come questi sono patologici, delle moderne forme di sfruttamento".

Prima la 'spinta verso il successo' da parte dei genitori si avvertiva in sport 'più ricchi', come il calcio, il tennis o il golf. Ora invece, racconta l'esperto, "la possibilità di praticare sport a livello agonistico e diventare professionisti sta diventando appetibile anche in altri discipline, come il nuoto". Quindi anche in queste discipline ci sono papà e mamme che "non si accontentano più: accantonano la concezione benefica dello sport per lo sviluppo dei ragazzi, desiderando solo che il figlio emerga. Questo atteggiamento dei genitori - sottolinea il docente - non solo ha un'influenza negativa, ma determina nei ragazzi una scarsa fiducia in loro stessi, portandoli sempre più ad aver paura di sbagliare". (segue)

(Adnkronos Salute) - Situazioni simili, non soltanto possono causare problemi di salute, come nel caso del ragazzino trevigiano, ma anche psicologici. "Comportamenti sbagliati, dati anche dal confronto e dalla competitività enfatizzata - evidenzia l'esperto - fanno sì che un ragazzo non si accetti per come è, arrivando a pensare che l'approvazione possa giungere solo in base ai risultati che ottiene. Questo provoca frustrazione in chi non riesce".

Per questo motivo diventa fondamentale far capire ai giovani , ma anche ai loro genitori, "l'importanza dell'impegno, del sacrificio, ma anche della consapevolezza dei limiti di ciascuno", conclude Cei, con un consiglio per i genitori: "Lasciate giocare i ragazzi in pace, siate tifosi incoraggiandoli a provarci ancora, senza esasperarli".

 


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