Salute: microbiologi, in Italia epidemia nascosta epatite C, test per diagnosi

Molti non sanno di esserlo, serve campagna di informazione 

Roma, 31 mag. (Adnkronos Salute) - "Un'epidemia nascosta di epatite C che va contrastata con la diagnosi attraverso i test di nuova generazione". E' l'appello lanciato dall' Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli). Secondo l'Amcli si stima che siano oltre 9 milioni le persone con epatite C cronica in Ue e in Italia l’incidenza conosciuta di infezione da Hcv è dello 0,2 per 100 mila persone . "Ma questi dati ufficiali sono largamente sottostimati a causa della natura nascosta del virus stesso. Si tratta - aggiungono gli esperti - di una vera e propria epidemia invisibile, la maggior parte delle persone non sa di averla contratta e al momento non esiste un vaccino". Secondo l'Amcli è necessaria una campagna informativa in Italia per sensibilizzare la popolazione sul problema dell’epatite C "come già sta avvenendo negli Stati Uniti - sottolineano - dove il Center for disease control sta conducendo una campagna che auspichiamo si realizzi anche da noi".

I maggiori fattori di rischio di contagio sono gli interventi chirurgici, l’esposizione percutanea in corso di trattamenti cosmetici, i rapporti sessuali e il contatto diretto con sangue infetto. E non esiste una vera arma di prevenzione contro il virus dell'epatite C. Attualmente, sono disponibili solo cure attraverso farmaci nuovi e ben tollerati, al contrario delle epatiti A e B per le quali esiste un vaccino. "Ma il problema è che la maggior parte delle persone affette da epatite C - precisano gli esperti - non sa di averla contratta; in aggiunta il virus è molto infettivo e facilmente trasmissibile. La combinazione di questi fattori è causa di una vera e propria epidemia nascosta". (segue)

(Adnkronos Salute) - "L’infezione acuta – spiega Pierangelo Clerici, presidente Amcli- diventa cronica in un’elevata percentuale dei casi, stimata fino all’85%. Il 20-30% dei pazienti con epatite cronica C sviluppa, nell’arco di 10-20 anni, una cirrosi e da questa l’epatocarcinoma può evolvere in circa l’1-4% dei pazienti. Anche in Italia servirebbe una maggior sensibilizzazione dei medici di medicina generale e della popolazione affinché ci si sottoponga ai test nei laboratori di microbiologia clinica.”

“Il laboratorio - aggiunge Giuliano Furlini, Dirigente medico presso la Microbiologia clinica di Bologna - è in grado di evidenziare rapidamente la risposta immunitaria specifica nei confronti di Hcv. L’utilizzo di test molto sensibili (di terza generazione) può evidenziare l’avvenuta infezione dopo circa due mesi dal contagio. I test molecolari possono dare una risposta, riducendo il periodo finestra a 15 giorni, ma in più del 25 % dei casi la carica virale è scarsa o assente, determinando false negatività. Promettente è la recente introduzione - conclude - della ricerca dell’antigene virale, positiva già dopo 30 giorni".

 


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