Medicina: colesterolo killer malati rene, opuscolo per gestione integrata

Presentato a Roma durante il Congresso della Società italiana di cardiologia 

Milano, 14 dic. (Adnkronos Salute) - Il colesterolo alto è un nemico per il cuore di tutti, ma può diventare un killer che non perdona nei pazienti con malattia renale cronica: in Italia circa 3 milioni di persone, i cui rischi cardiovascolari vengono spesso sottovalutati e sottotrattati. Lo segnalano gli esperti che oggi a Roma, in un incontro organizzato a margine del 74° Congresso della Società italiana di cardiologia, hanno presentato l'opuscolo 'Gestione del paziente con malattia renale': una guida redatta con il contributo educazionale di Msd Primary Care, destinata ai clinici e frutto di un lavoro 'a 4 mani' tra cardiologi e nefrologi. L'obiettivo è promuovere un'assistenza integrata, multidisciplinare e a 360 gradi, per salvare il cuore dei pazienti con i reni 'in default'.

"La gestione ottimale di questi pazienti prevede competenze di tipo cardiovascolare, diabetologico e in generale di tipo internistico, oltre ovviamente a quelle di carattere nefrologico", spiega Roberto Pontremoli, associato di nefrologia all'università di Genova-ospedale San Martino-Istituto nazionale per la ricerca sul cancro. Secondo Claudio Rapezzi, direttore Unità operativa cardiologia Policlinico S.Orsola-­Malpighi di Bologna, "è fondamentale che aumenti anche tra i nefrologi la sensibilità a considerare la malattia renale cronica come fattore di rischio indipendente" da affrontare con diagnosi precoce, che oggi "non sempre avviene", e strumenti di prevenzione specifici come "farmaci antidislipidemici e correzione di errati stili di vita, per ridurre l'alta probabilità di eventi cardiovascolari".

"Oggi gli obiettivi della terapia ipolipemizzante sono più intensi e mirati ad ottenere livelli più bassi, soprattutto nei soggetti ad alto o ad altissimo rischio", sottolinea Alberico Catapano, ordinario di Farmacologia all'università degli Studi di Milano e presidente della Società europea dell'aterosclerosi-Eas. "Le strategie prevedono l'uso di statine in prima linea", ma "in pazienti ad alto o ad altissimo rischio non a target, in quelli che non tollerano le statine e nei soggetti con ipercolesterolemia familiare - precisa l'esperto - è fondamentale intervenire, tempestivamente, con le terapie in associazione". In particolare - sottolinea una nota - sui pazienti nefropatici, uno studio pubblicato denominato 'Shaarp' ha dimostrato come "la riduzione sistematica del colesterolo Ldl", cosiddetto 'cattivo', "con l'associazione ezetimibe-simvastatina comporti un beneficio sulla morbilità cardiovascolare".

 


Torna alle notizie di medicina / nefrologia