Salute: con crisi stop apparecchio denti per 40% bimbi, allarme danni

D'Alessio, abbandono delle cure mette a rischio intero organismo 

Roma, 4 apr. (Adnkronos Salute) - La crisi cala anche sul sorriso dei bambini italiani. Sono sempre di più, infatti, i genitori che rinunciano o pensano di rinunciare all'apparecchio per i denti dei loro figli. E spesso si tratta di interrompere cure già iniziate, perdendo così i risultati già ottenuti. Le richieste di apparecchi per i più piccoli sono crollate negli ultimi anni di circa il 40% e si stima che oltre due milioni di bambini rischiano danni. "La crisi sta incidendo pesantemente ed è un fenomeno preoccupante perché molti considerano la rinuncia all'apparecchio solo un problema estetico, mentre correggere la bocca è un intervento molto più complesso che ha ricadute generali sulla salute presente e futura", spiega Raoul D'Alessio, docente di Ortognatodonzia all'Università Cattolica di Roma.

Uno dei problemi emergenti è quello dell'abbandono nelle cure dopo una prima fase di terapia, in età scolare e prescolare. "A rischiare di più di perdere i risultati ottenuti non continuando la terapia sono gli adolescenti. Pazienti per i quali anche in tempi normali si registra un fisiologico abbandono dell'apparecchio - tra il 15 e il 25% - per problemi psicologici, relazionali di stanchezza, visti i tempi spesso lunghi necessari per le correzioni". Un abbandono che si era ridotto negli ultimi anni grazie ai miglioramenti della disciplina, ad apparecchi di nuova generazione meglio accettati e all'impegno dei professionisti nella comunicazione con ragazzi e famiglie. "Ma la crisi ha fatto fare un passo indietro perché gli stessi genitori fanno fatica a sostenere le cure", ammette, visto che le terapie partono da un minimo di 4.500 euro e possono essere anche assai elevate.

I danni per chi decide non continuare le terapie "non sono quantificabili, anche perché i problemi possono essere di entità assai differente", dice D'Alessio. Il problema è legato al fatto che le cure di ortognatodonzia "puntano a compensare una crescita fisiologica genetica che viene forzata in una direzione opposta". Se il percorso non viene completato si può creare una malocclusione secondaria, che può aggiungersi a quella precedente non ancora del tutto corretta. Insomma si trasforma una malocclusione in un'altra. E tutto questo su una struttura indebolita perché sollecitata e indirizzata ad un assetto migliore (non ancora raggiunto) ma poi lasciata ad uno sviluppo casuale". (segue)

(Adnkronos Salute) - Tutto questo, continua lo specialista, non provoca, come molti pensano, solo danni estetici. "In ortognatodonzia - aggiunge D'Alessio - quelli estetici sono l'ultima preoccupazione, perché la correzione dell'organo deputato alla masticazione è fondamentale per l'integrità fisica dell'organismo in generale. I rischi concreti sono molti: ovviamente gengiviti, carie ecc. Ma anche disturbi tra i più diversi sono legati alla cattiva masticazione: mal di testa, dolori muscolo scheletrici, cervicali e persino dell'apparto digerente".

Per questo nonostante la crisi, dice lo specialista, "bisognerebbe evitare di far perdere ai ragazzi questa opportunità di salute. E anche gli odontoiatri e gli specialisti devono in qualche modo essere punto di riferimento per le famiglie, per informare e aiutare a trovare soluzioni. Dovremmo essere considerati alleati a cui chiedere consiglio", aggiunge D'Alessio che ricorda come diverse Società scientifiche - a partire dalla Società odontoiatria delle comunità italia (Soci), del cui direttivo nazionale D'Alessio fa parte - hanno chiesto ai propri associati, in questo momento di crisi, un sempre maggiore impegno etico a sostegno della prevenzione e della salute dei pazienti.

"La maggioranza dei ragazzi under 14, circa il 90%, ha bisogno di un apparecchio e non possiamo ignorare, come professionisti, che queste cure hanno costi elevati. In questi momenti di crisi l'impegno etico è fondamentale nella nostra professione", conclude D'Alessio

 


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