Medicina: Siot, 90 mila fratture l'anno guariscono 'al rallentatore'

Più a rischio di giovani 20-45 anni con fratture esposte, nel mirino anche alcol e fumo 

Genova, 29 ott. (Adnkronos Salute) - Ossa spezzate che si saldano 'al rallentatore'. Ogni anno si stima che circa il 15% delle fratture, ovvero poco più di 90.000, specialmente quelle di gamba e di avambraccio, tardino a guarire ed evolvano in pseudoartrosi, cioè non consolidino. È quanto emerge dal 98° Congresso della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot) in corso a Genova. "La consolidazione di una frattura - spiega Federico Santolini, dell’ospedale San Martino di Genova e presidente del Congresso - è un processo lungo e complesso che a differenza di quanto avviene negli altri tessuti non porta alla guarigione per cicatrice ma a una vera e propria rigenerazione dell’osso".

"Questa rigenerazione è la tappa finale di un processo lungo e complesso (la formazione del callo osseo) che inizia immediatamente dopo la frattura ed è modulato da numerosi fattori di crescita cellulari", prosegue. Qualsiasi evento che interferisca con questo processo può rallentarlo o inibirlo completamente: senza callo osseo la frattura non guarisce, e il malato incappa in problemi che vanno dalla mancata ripresa del lavoro alla necessità di cure prolungate nel tempo, con ripercussioni pesanti anche sul servizio sanitario nazionale. Secondo uno studio promosso dalla Siot, la fascia di popolazione più a rischio è costituita da giovani tra i 20 e i 45 anni con fratture esposte, cioè dove l’osso, spesso a causa di traumi ad alta energia è uscito fuori dalla cute.

I problemi vascolari e l’infezione che ne può conseguire sono cause importanti di non guarigione della frattura, come pure possono esserlo difetti di riduzione e di sintesi chirurgica. "Elementi che – sottolinea Santolini – devono sempre essere accuratamente valutati nell'inquadramento di una frattura che nei tempi normali presenta un’evoluzione lenta". Nel mirino, però, ci sono anche abitudini di vita come il consumo di alcolici e sigarette. (segue)

(Adnkronos Salute) - "In assenza di difetti di riduzione e di sintesi chirurgica evidenti, le cause possono essere di tipo diverso, per esempio un problema genetico che causa un'insufficiente sintesi dei fattori di crescita, una malattia concomitante e, non da ultimo, cattive abitudini di vita del paziente stesso, come scarsa adesione alle prescrizioni del curante o assunzione di alcool, droghe e fumo", avverte.

Il fumo, in particolare, si è dimostrato uno dei maggiori determinanti del rischio di cattiva guarigione di una frattura, in grado di innalzarne significativamente le percentuali che, nei fumatori, possono arrivare sino al 30%. Il trattamento di questi pazienti si avvale oggi di tecniche moderne ed affidabili, ma rimane fondamentale il rapporto medico-paziente, con una spiegazione chiara da parte del medico su quando camminare, quanto e come caricare o utilizzare il segmento interessato dalla frattura, ma anche con l’osservanza delle prescrizioni da parte del paziente.

"Se la frattura non si consolida quasi sempre – conclude l’ortopedico - le responsabilità ricadono alla fine sempre e solo su noi medici. A volte basterebbe però un po' di buon senso da parte di tutti, per evitare spiacevoli conseguenze".

 


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