Medicina: Cnr, a raggi X corpo risponde producendo piu' antiossidanti

Studio su medici 'bombardati' da radiazioni 

Milano, 24 ago. (Adnkronos Salute) - Contro il bombardamento di raggi X il corpo corre ai ripari alzando uno 'scudo naturale': gli antiossidanti. La strategia di difesa attivata dall'organismo è stata osservata dai ricercatori degli Istituti di fisiologia clinica e di scienze dell'alimentazione del Cnr. Sotto la lente degli scienziati, in uno studio pubblicato oggi sull''European Heart Journal', i cardiologi interventisti, categoria di camici bianchi particolarmente 'tartassata' da radiazioni, per via di continue coronarografie, studi emodinamici e angioplastiche eseguite sui pazienti.

Lo studio dimostra che i raggi X a cui sono esposti attivano delle modificazioni cellulari in difesa dagli effetti nocivi delle radiazioni stesse. Si mette in moto, spiegano gli esperti, un meccanismo di protezione cellulare. Per la ricerca del Consiglio nazionale delle ricerche, coordinata da Eugenio Picano, direttore dell'Istituto di fisiologia clinica (Ifc-Cnr) di Pisa, e realizzata con il coinvolgimento dell'Istituto di scienze dell'alimentazione (Isa-Cnr) di Avellino, sono stati reclutati "dieci cardiologi interventisti costantemente esposti ai raggi X", spiega Picano.

"Abbiamo constatato - continua - che in questi soggetti, esposti a livelli di radiazioni ionizzanti su base annua 2-3 volte superiori a quelli dei radiologi, aumentano sia i livelli di glutatione (maggiore di 1,7 volte), un antiossidante che protegge dal danno causato dai radicali liberi dell'ossigeno (Ros), sia quelli di perossido di idrogeno, un marcatore dello stress ossidativo causato dai Ros. Inoltre, nei linfociti degli stessi individui aumenta l'attività di un enzima, caspasi-3, coinvolto nella morte cellulare programmata (apoptosi), un efficace processo di rimozione di cellule geneticamente danneggiate". (segue)

(Adnkronos Salute) - "Dal nostro studio - conclude Picano - emerge che l'esposizione costante a determinate dosi di radiazioni comporta dei cambiamenti a livello cellulare che generano un meccanismo di autodifesa dell'organismo nei confronti degli effetti nocivi delle radiazioni stesse".

I dati sull'esposizione dei cardiologi sono stati ottenuti dai badge dosimetrici, mentre le misurazioni del glutatione, del perossido di idrogeno e della caspasi-3 sono state eseguite su prelievi ematici dei soggetti coinvolti nello studio. "I risultati - aggiunge Gian Luigi Russo, coautore del lavoro e ricercatore dell'Isa-Cnr - sottolineano che l'esposizione a un livello di radiazione considerato 'sicuro', secondo gli standard di esposizione per i cardiologi interventisti, può indurre profondi adattamenti biochimici e cellulari. Non è ancora chiaro se questi cambiamenti rappresentino delle modifiche adattative 'positive' o se siano forieri di patologie clinicamente rilevanti, dal momento che un aumento dei danni al Dna, un aumento dello stress ossidativo e dell'attività apoptotica sono stati associati allo sviluppo di diverse patologie".

I cardiologi interventisti, precisa infine Russo, "anche se per fortuna hanno sviluppato almeno parzialmente delle contro-difese antiossidanti in risposta allo stress indotto dalle radiazioni, sono invitati a compiere ogni sforzo nella loro pratica quotidiana per ridurre al minimo la propria esposizione, in accordo con la cultura della radioprotezione".

 


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