Amcli, diagnosi tempestive per proteggere donne da infezioni sessuali
Amcli, diagnosi tempestive per proteggere donne da infezioni sessuali

Microbiologi clinici italiani: "ancora elevato il numero di casi in cui una maggiore appropriatezza diagnostica e terapeutica potrebbero ridurre l’impatto sul nascituro" 

"Tempestiva diagnosi e trattamento mirato per ridurre gli effetti di alcune gravi infezioni sessuali in grado di recare danni molto importanti alla donna sia nella sua vita ordinaria sia in caso di gravidanza". E' l'appello lanciato dall'Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli) che, in occasione della festa della donna, richiama l’attenzione sulla salute femminile. "Sebbene siano stati compiuti importanti passi in questa direzione - prosegue Amcli - resta ancora elevato il numero di casi in cui una maggiore appropriatezza diagnostica e terapeutica potrebbero ridurre l’impatto sul nascituro".

"E' appurato - sottolineano ancora i microbiologi clinici - che alcuni virus, batteri e parassiti sono i responsabili ogni anno di milioni di casi di infezione nel mondo con conseguenze gravi sia sulla salute umana sia sullo stato socio-economico". Tra le patologie infettive a trasmissione sessuale di origine virale, ancora oggi tra le più diffuse l'Associazione ricorda il papilloma virus umano (Hpv).

"Siamo innanzi alla seconda neoplasia maligna per incidenza e mortalità nelle donne in tutto il mondo e la prima neoplasia nei Paesi poveri dove oggi si verifica l’80% dei casi e decessi correlati - spiega Cristina Giraldi, direttore della Microbiologia di Cosenza e segretario nazionale Amcli - In Italia l'incidenza e la mortalità per cancro della cervice uterina sono ormai ridotte a livelli di malattia rara con meno di 7/100 mila nuovi casi l'anno. Un traguardo importante raggiunto grazie ai Pap test e ora con il Piano di Prevenzione nazionale che prescrive di adottare in tutte le regioni lo screening basato sulla ricerca del Dna di Hpv nelle donne tra 30 e 65 anni. Inoltre la riduzione del rischio di lesioni intraepiteliali data dal test Hpv Dna permette di estendere l’intervallo di screening dai 3 a 5 anni".

"L'Italia ha compiuto importanti passi in questa direzione - afferma Maria Paola Landini, membro del Consiglio direttivo Amcli - Possiamo contare su un vaccino per la prevenzione primaria unito a un nuovo programma di screening basato sulla ricerca diretta del Dna di Hpv nei prelievi della cervice uterina mediante Pcr, proprio allo scopo di individuare con maggiore precocità le lesioni pre-invasive. Recentemente, inoltre, è stato reso disponibile il nuovo vaccino 9valente e il nuovo piano vaccinale che prevede la vaccinazione anche per i maschi. Sono politiche di prevenzione avanzate i cui benefici ricadono su tutta la popolazione presente e futura".

"L'impegno dei microbiologi su queste tematiche è costante - sottolinea Pierangelo Clerici, presidente Amcli e direttore Uo Microbiologia dell'Asst ovest milanese - Non ci stancheremo mai di ricordare in tutte le sedi come occorra non solo promuovere una maggiore conoscenza su questi agenti infettivi ma, soprattutto, sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità competenti sull’opportunità di procedere con campagne di vaccinazione preventiva. E' assodato che su queste infezioni le campagne vaccinali sulle ragazze di età inferiore ai 18 anni sono state molto efficaci nella riduzione dei casi".

 


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