Anziani sotto il bisturi, in aumento operazioni al femore
Anziani sotto il bisturi, in aumento operazioni al femore

Gli ortopedici, se trattati entro le 48 ore buone probabilità di recupero 

Sempre più anziani sotto il bisturi. Ogni anno in Italia si effettuano più di 120.000 interventi chirurgici per frattura del femore prossimale negli over 65. Un dato che negli ultimi anni ha registrato un continuo aumento, con una incidenza maggiore nel sesso femminile. E costi complessivi (ricovero, riabilitazione, pensioni di invalidità e costi indiretti) da 1.200 milioni di euro l'anno nel nostro Paese. E' quanto emerso nel corso del 10° Trauma Meeting, promosso dalla Otodi (Ortopedici traumatologi ospedalieri d'italia) e in corso a Riccione, che vede impegnati oltre 1.300 ortopedici provenienti da tutta la penisola.

Le fratture del collo del femore sono eventi traumatici particolarmente frequenti nell'età anziana e tra le donne, in particolare quelle con grave osteoporosi, patologie internistiche e della coordinazione motoria. E' quindi fondamentale, accanto a un'attenta valutazione epidemiologica a livello nazionale, provvedere a inquadrare i fattori di rischio con modalità scientifica, per adottare un modello organizzativo appropriato che preveda un percorso diagnostico e terapeutico, oltre che riabilitativo, finalizzato a limitare al minimo i danni derivanti da questa patologia, affermano gli specialisti. In primis occorre garantire su tutto il territorio nazionale una percentuale di interventi chirurgici effettuati entro le 48 ore, che il Piano nazionale Esiti 2016 fissa come obiettivo ad almeno il 65%.

"Il paziente anziano - spiega Giorgio Maria Calori, presidente del Congresso e direttore dell'Unità operativa complessa di Chirurgia ricostruttiva e Revisione protesica dell'apparato locomotore della Asst Gaetano Pini-Cto di Milano - non può aspettare per poter essere reinserito a una vita normale. Allo stesso tempo deve poter usufruire di un'assistenza e di cure adeguate al fine di impedire eventuali complicazioni che potrebbero seriamente comprometterne il recupero. La disabilità, infatti - prosegue l'ortopedico - è senza alcun dubbio più penalizzante per il paziente fragile, perché va ad aggiungersi a una condizione pregressa già compromessa".

Secondo Calori è importante che il paziente riceva un "inquadramento clinico-strumentale immediato e che la terapia chirurgica sia tempestiva. Parlando di strategie preventive, accanto a stili di vita adeguati che prevedano un'equilibrata alimentazione e una corretta attività fisica, l'utilizzo di farmaci che riducano il riassorbimento osseo tipico dell'osteoporosi post-menopausale è raccomandato. Dal punto di vista dell'organizzazione sanitaria - aggiunge l'esperto - è urgente la necessità di sviluppare strumenti innovativi".

"Per esempio, presso il Gaetano Pini che rappresenta un centro monospecialistico di sicura eccellenza a livello nazionale, dove ogni anno vengono trattati numerosi casi di pazienti anche complessi - evidenzia - la recente implementazione di uno specifico Pdta (percorso diagnostico terapeutico assistenziale) ha permesso di ottemperare gli indicatori di governo fin oltre il 90%, a fronte di una popolazione di malati prevalentemente fragili e complessi che ricorrono particolarmente al Pini in considerazione della specifica capacità assistenziale propria della struttura".

"E' infine importante - conclude lo specialista - considerare la rete nazionale della cosiddetta urgenza/emergenza per quanto riguarda eventuali strutture periferiche distribuite sul territorio, che potrebbero subire transitorie difficoltà per adeguare la richiesta".

 


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