Condannato dentista per mancata igiene orale paziente, allarme medici
Condannato dentista per mancata igiene orale paziente, allarme medici

Ordine Milano, sentenza Corte Appello L'Aquila pericoloso precedente 

Un odontoiatra "condannato per la mancata igiene orale da parte di una paziente". Succede in Abruzzo e la sentenza, che impone il pagamento di circa 9 mila euro a un dentista che non era riuscito a dimostrare di aver dato a una sua paziente tutte le informazioni necessarie per assicurare una corretta igiene orale, è della Corte d'Appello dell'Aquila. A segnalarla però è l'Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri (Omceo) di Milano che parla di "pericoloso precedente" e, con il presidente Roberto Carlo Rossi, esprime "viva preoccupazione" per le motivazioni che sarebbero alla base della decisione di condannare il camice.

Tali motivazioni, osserva Rossi in una nota, "caricano sul dentista l'onere di provare che ha svolto una corretta informazione al paziente anche in merito a concetti universalmente noti relativi all'importanza dell'igiene orale". Sulla stessa linea anche Andrea Senna, presidente Commissione Albo odontoiatri (Cao) Milano: "E' ciò che fanno tutti i dentisti e che infatti, leggendo la sentenza, il collega sembra aver fatto con coscienza - rimarca - Ecco perché ritenere che tale adempimento debba sempre essere accompagnato da una prova inconfutabile, per esempio uno scritto controfirmato dalla paziente, a me pare paradossale".

Il presidente dell'Ordine meneghino spiega il senso delle sue dichiarazioni riguardo al caso abruzzese: "Guardo alla sentenza con preoccupazione perché fa giurisprudenza e il suo impatto va ben al di là dell'ambito locale - puntualizza Rossi - Paradossalmente un medico (soprattutto se libero professionista, in base alla Legge Gelli) potrebbe essere condannato per non aver prescritto formalmente ai suoi pazienti precise indicazioni sui corretti stili di vita a cui attenersi per evitare l'incorrere in diverse patologie. Informazioni che, di norma, sono date verbalmente". Sentenze "come questa - conclude - snaturano il rapporto medico-paziente e spingono inevitabilmente il medico e l'odontoiatra in direzione della 'medicina difensiva', perché dovendosi tutelare economicamente e professionalmente, a fianco di un maggior numero di adempimenti formali, sarà portato a definire prescrizioni aggiuntive a sostegno di possibili, futuri contenziosi".

 


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