Corte dei Conti, nel 2017 spesa Ssn cresciuta dell'1,34%
Corte dei Conti, nel 2017 spesa Ssn cresciuta dell'1,34%

Si sono abbattuti nel comparto tagli spesso troppo lineari, attenzione al tasso di obsolescenza delle tecnologie 

"Nel corso del 2017 la spesa sostenuta dal servizio sanitario nazionale è stata pari a 117.472 miliardi, in crescita dell’1,34% rispetto all’esercizio precedente, quasi interamente ricoperta dal gettito tributario (Iva e accise in primo luogo e quindi Irao e addizionale regionale Irpef), con una incidenza del 6,85% sul Pil. La spesa pro capite è stata di euro 1.939 (1912 nel 2016). Circa 40 miliardi di euro sono stati impiegati per l’acquisto di beni e servizi, fra i quali i prodotti farmaceutici (per i quali si rileva una limitata progressione) e i dispositivi medici in incremento". Lo afferma il procuratore generale della Corte dei Conti, Alberto Avoli, nella sua memoria orale in occasione della presentazione del 'Giudizio di parificazione sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2017'.

"I numerosi interventi in tema di razionalizzazione della spesa si sono abbattuti nel comparto sanitario con tagli spesso troppo lineari - osserva Avoli - Tuttavia bisogna riconoscere che il sistema sanitario nazionale ha saputo proporre scelte e metodologie organizzative profondamente innovatrici, in grado di preservare i livelli qualitativi di servizi resi ai cittadini".

"Sostanzialmente immutato - aggiunge Avoli - il costo complessivo del personale, si deve purtroppo registrate la contrazione della spesa per investimenti infrastrutturali e tecnologici, il che determina e aggrava il significativo tasso di obsolescenza delle tecnologie a disposizione delle strutture. Secondo dati del ministero della Salute, circa un terzo delle apparecchiature è operativo da più di dieci anni ed ha bisogno di frequenti manutenzioni che le rendono indisponibili per lungo tempo".

"Permangono forti differenze nella qualità e nella disponibilità dei servizi fra le varie Regioni e questa situazione di diseguaglianza viene intercettata dalla crescente incidenza della mobilità sanitaria - ricorda il procuratore generale - Ad esempio, la Regione Calabria ha una mobilità passiva in uscita del 21,3% (a fronte di una mobilità attiva del 2,5%), la Sicilia ha rispettivamente percentuali del 7,1 e dell’1,8. Quali poli di attrazione per i cittadini che decidono di ricevere le cure in aree diverse da quelle di residenza spiccano Lombardia e Veneto al Nord, Emilia Romagna, Toscana e Umbria al centro".

"Alcune Regioni hanno dato migliore prova, accentuando ancora di più la divaricazione fra i vari territori regionali, che tuttora caratterizza il comparto", conclude Avoli.

 


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