Emergenza sott'acqua, la mappa delle camere iperbariche
Emergenza sott'acqua, la mappa delle camere iperbariche

Gli esperti, carenza rianimatori incide sui servizi, mancano 4.000 specialisti 

Sono 65 le camere iperbariche attive in Italia, molte concentrate al Sud: Campania e Sicilia spiccano con, rispettivamente, 15 e 13 centri (di cui 2 a Ustica e Lampedusa aperti solo da maggio a ottobre). Ma non tutte sono attrezzate per gestire le emergenze. La mappa salvavita per i subacquei è realizzata dalla Simsi (Società italiana di medicina subacquea e iperbarica) e aggiornata a maggio 2018. Dalla 'cartina' pubblicata dalla società scientifica emerge il grande vuoto dell'Abruzzo, fra le regioni affacciate sul mare. "Bisogna dire che non tutti i centri sono in grado di gestire casi di embolizzazione grave; inoltre alcune strutture fanno i conti con problematiche gestionali e con la drammatica carenza degli anestesisti". A spiegarlo all'AdnKronos Salute è Cesare Iesu, presidente Aaroi-Emac Sardegna (sindacato anestesisti e rianimatori) e vice presidente Aaroi-Emac Area Centro.

Guardando alla cartina (www.simsi.it), i centri iperbarici sono 2 in Piemonte, 1 in Trentino, 4 in Lombardia (tra Milano, Brescia e la bergamasca), 2 in Liguria, 1 in Friuli, 4 in Veneto, 3 in Emilia Romagna, 1 nelle Marche, 7 in Toscana, 3 nel Lazio (ma "il centro di Roma ha avuto qualche problema e i pazienti per un certo periodo sono stati portati a Napoli"), 1 in Molise, 15 in Campania, 4 in Puglia, 2 in Calabria, 2 in Sardegna (a Sassari, dove però non vengono trattate le urgenze, e a Cagliari), 13 in Sicilia (2 dei quali attivi solo in estate). Servizi fondamentali per la sicurezza dei sub, che possono fare la differenza tra la vita e la morte, o la paralisi. Costretti però a fare i conti con la drammatica carenza di anestesisti. "Da tempo lamentiamo la mancanza di almeno 4.000 specialisti. Nemmeno con montagne di ore di lavoro straordinario, spesso regalate, ferie e riposi rinviati all'infinito, arginiamo gli effetti della carenza di personale. Solo in Sardegna parliamo di un centinaio di anestesisti in meno", assicura Iesu.

Così nella regione, appena 2 settimane fa, un sub colpito da Mdd (malattia da decompressione) alla Maddalena è stato portato dall'elisoccorso in volo 'radente' fino a Cagliari per il trattamento in camera iperbarica. Una storia a lieto fine. "In Sardegna, ora come ora - conferma l'esperto - se c'è un'emergenza nel Nord, dove si concentrano i centri diving, il subacqueo viene portato all'Ospedale Marino di Cagliari: la struttura di Sassari non ha anestesista e non può gestire le urgenze, mentre alla Maddalena c'è sì una camera iperbarica da poco rinnovata, ma è chiusa perché non ci sono specialisti con le necessarie competenze".

"In passato alla Maddalena c'era la Marina americana - ricorda Iesu - e la camera iperbarica sull'isola ha una presenza 'storica'. Oggi non è attiva per le emergenze, perché nell'ospedale non c'è una Rianimazione né un rianimatore, dopo che il collega è andato in pensione. Insomma, in caso di incidenti i sub devono spostarsi a Cagliari in elisoccorso, che in molti casi non può ancora assicurare un'attività h24".

Spostare un paziente vittima di un'embolia non è semplicissimo. E l'impresa si complica se occorre coprire grandi distanze o ci si muove all'estero. "Non si può ricorrere ad aerei di linea perché pressurizzati a 1800-2000 metri - spiega Carlo Marenghi, responsabile Unità medica di Europ Assistance Italia, specializzata in assicurazioni viaggio - dunque non resta che l'elicottero in volo radente. Nel caso di patologie dei subacquei, ma anche di altre problematiche come gangrena gassosa, otite media non perforata e occlusione intestinale, il paziente non può essere messo su un aereo di linea, ma c'è la possibilità di effettuare un volo su piccoli aerei ambulanza che pressurizzano la cabina a quota zero, cioè come se viaggiassero a livello del mare".

In caso di embolia, ricorda Iesu, il tempo è fondamentale. "Più le ore passano, più aumenta il rischio che si inneschino eventi come ipossie e ischemie, e il danno può diventare permanente", avverte il medico, che è anche un appassionato subacqueo. "E' fondamentale poter contare su un numero di anestesisti e rianimatori in grado di gestire un'embolia gassosa, specie nelle regioni affacciate sul mare", ribadisce Iesu.

Ma come ridurre i rischi di emergenze sott'acqua? "Quest'anno abbiamo seguito 12 sub (la media è di circa 15 l'anno), la maggior parte provenienti dai diving del Nord della Sardegna - spiega Luca Patrignani, responsabile della Rianimazione e della Medicina iperbarica dell'Ospedale Marino di Cagliari, attiva H24 con una decina di tecnici, 10 medici e 8 infermieri specializzati - A incappare in problematiche sono stati più spesso gli istruttori, anche perché fanno sovente immersioni ripetute. E le patologie riscontrate sono state anche importanti, come nel caso del sub di Milano. Esistono però dei sistemi per ridurre al minimo i rischi: raccomandiamo di non immergersi mai da soli, di rivolgersi a diving qualificati e di non strafare. Meglio rinunciare a un'immersione - raccomanda - se ci si sente stanchi o non in forma".

"Inoltre occorre considerare che, per fare questo sport, specie per immersioni profonde o con nitrox, serve un allenamento - ammonisce l'esperto - E' bene poi sottoporsi a controlli medici regolari, che però non sempre evidenziano problematiche, come il forame ovale pervio, che aumentano il rischio di Mdd".

Altra regola importante: non sottovalutare "mai sintomi, anche lievi, che possono manifestarsi dopo un'immersione. Se ci si sente poco bene, si ha una sensazione strana, compare un formicolio agli arti o un arrossamento su torace e gambe, oppure un dolore improvviso, è bene recarsi subito in pronto soccorso. Il fattore tempo è importante. L'ultima paziente che abbiamo seguito si era immersa a Lavezzi e si è accorta di una strana reazione cutanea: da Palau l'hanno portata da noi per un intervento in codice rosso". Se l'ossigeno per i sub "è salvavita, i trattamenti in camera iperbarica sono come 'antibiotici', ma non mi stancherò mai di ricordare che non bisogna perdere tempo e iniziare il trattamento prima possibile", conclude Patrignani.

 


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