Fnomceo, 'bene dl Rilancio per Ssn, ora incentivi personale'
Fnomceo, 'bene dl Rilancio per Ssn, ora incentivi personale'

Anelli: "Non si tratta di un premio una tantum, ma del giusto riconoscimento del lavoro svolto da tutti quei colleghi che si sono spesi senza risparmiarsi" 

"Tre miliardi e 250 milioni sono una cifra rilevante, che non si era mai vista stanziata tutta insieme per il rilancio del servizio sanitario nazionale. Con queste risorse possiamo pensare ora a rendere veramente più efficiente e più efficace l’intero sistema di cure". Esprime soddisfazione il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, sul 'dl Rilancio', approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri, ma avverte: "Occorre ora investire sul personale, prevedendo non solo nuove assunzioni, ma incentivi ai professionisti. Non si tratta di un premio una tantum, ma del giusto riconoscimento del lavoro svolto da tutti quei colleghi che" nell'emergenza Covid-19 "si sono spesi senza risparmiarsi, senza curarsi di turni di riposo, tetto degli straordinari e perdita di giorni ferie".

Anelli, dunque, nel ringraziare "il ministro della Salute, Roberto Speranza, e tutto il governo, per aver compiuto la scelta di investire sulla salute dei cittadini", fa notare che "l’aumento dei posti in terapia intensiva, sino a portarli a 11.109, è una scelta opportuna e oculata, anche in vista della possibilità di una seconda ondata epidemica". Ma chiede ora di "investire sul personale, prevedendo non solo nuove assunzioni, ma incentivi ai professionisti" che "abbiamo visti stremati, appoggiarsi per un attimo di ristoro a sedie e scrivanie, con sui volti i segni delle mascherine e della fatica, e negli occhi lo specchio dell’altrui dolore. Ora - afferma - è giusto che tutte le ore svolte per far fronte all’emergenza siano retribuite".

Il presidente Fnomceo plaude anche all'investimento, previsto dal decreto sulla sanità territorio "cui va 1 miliardo e 256 milioni, da utilizzarsi in gran parte per sostenere l’introduzione di 9600 infermieri di famiglia. In questa prima fase, verranno inseriti principalmente nelle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) e nei servizi territoriali. È un intervento necessario - sostiene - perché senza infermieri le Usca hanno forti limitazioni. Possiamo però affermare che si è avviata, finalmente, una politica volta a portare il lavoro di equipe - medico di medicina generale e infermiere di famiglia - sul territorio. Poiché la stessa norma richiama i modelli regionali, che già in alcuni casi affiancano le due figure professionali, rivolgiamo alle Regioni l’invito a implementare e mettere a regime l’attività degli infermieri presso gli studi dei medici di medicina generale", auspica.

"Sarebbe questa la vera rivoluzione della medicina territoriale, che permetterebbe ai cittadini di avere pieno accesso alla diagnostica di primo livello nell’ambulatorio sotto casa. L’inserimento dei 9600 infermieri di famiglia è una grande occasione: non sprechiamola, prevediamo sin da ora un modello di lavoro in equipe", ribadisce.

E ancora: sulle 4200 borse in più previste per le specializzazioni, la Fnomceo di dice "delusa che non si sia previsto un aumento anche per i posti nel corso di formazione specifica per la Medicina generale", per il quale "almeno 2000 borse in più - sottolinea Anelli - sarebbero una misura efficace per puntare veramente su una rete capillare e prossima ai pazienti, che non solo potrebbe gestire nel migliore dei modi l’evoluzione dell’epidemia, curando i malati Covid sin dall’esordio dei sintomi e facendo prevenzione attraverso il monitoraggio e l’isolamento, ma, rafforzata in un futuro da nuove risorse opportunamente formate - osserva - assicurerebbe la migliore assistenza, continuativa e al loro domicilio, ai pazienti cronici. Siamo certi che, su questo come su altri punti - conclude il leader Fnomceo - si potranno apportare gli opportuni aggiustamenti in sede di conversione del decreto in legge”.

 


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