Inmp, servono approcci innovativi per salute mentale migranti
Inmp, servono approcci innovativi per salute mentale migranti

l'obiettivo del convegno organizzato dall’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà 

Sollecitare un dialogo sull’attuale situazione della salute mentale delle popolazioni migranti in Europa, e sugli approcci innovativi per affrontare la sua complessità, non solo dal punto di vista terapeutico ma anche socioculturale. E' l'obiettivo del convegno 'Salute mentale dei migranti: tendenze a livello Europeo e approccio transculturale', organizzato dall’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), che si tiene oggi a Roma all'Aula Agostini dello stesso Istituto.

Al convegno partecipano studiosi e specialisti di numerose Università e istituzioni sanitarie nazionali e internazionali, tra i quali Dinesh Bhugra, professore emerito di Salute mentale e diversità culturale presso l’Istituto di Psichiatria, Psicologia e Neuroscienze del King's College di Londra, presidente dell’Associazione mondiale di psichiatria, esperto internazionale di psichiatria transculturale, protagonista di una lectio magistralis sulla salute mentale dei migranti in Europa.

"È fondamentale aprire maggiori spazi di riflessione su temi rilevanti come la salute mentale delle popolazioni migranti, che è l’obiettivo principale di questo evento - dichiara Concetta Mirisola, direttore generale dell’Inmp - dobbiamo riflettere insieme sulle possibili strategie efficaci per affrontare le sfide poste dal fenomeno attuale e in crescita. In particolare, è importante che gli operatori socio-sanitari che assistono le popolazioni migranti abbiano le giuste competenze acquisite attraverso una formazione specifica che tenga conto anche e soprattutto degli aspetti transculturali, oppure che vengano supportati da figure professionali, come i mediatori transculturali, esperti in ambito sanitario".

"Da una parte - aggiunge Mirisola - questo permetterebbe loro di comporre un quadro ancora più completo relativamente alla valutazione dello stato di salute di queste persone particolarmente vulnerabili e a forte rischio di esclusione sociale, e dall’altra rappresenterebbe un importante sostegno nell’offrire risposte diagnostico-terapeutiche efficaci e appropriate ai bisogni di salute, spesso complesse, dei migranti".

"E’ una sfida volta a superare le distanze e riconoscere a tutti, nessuno escluso, i diritti fondamentali e universali. Il primo diritto umano è il diritto alla salute - sottolinea Mirisola - perché salute vuol dire sviluppo, vuol dire vita. Come la vita di tanti minori stranieri, accompagnati e non, che arrivano in Italia e che curiamo sia negli ambulatori di Roma sia negli hotspot di Lampedusa e Trapani-Milo. I più deboli tra i deboli, testimoni e vittime di crudeltà aberranti, a rischio più degli altri di sviluppare patologie mentali invalidanti".

"E’ soprattutto a questi bambini e ragazzi (sono aumentati del 20% i minori stranieri non accompagnati sbarcati in Italia nei primi cinque mesi del 2017, e da gennaio 5.500 quelli registrati) che dobbiamo garantire il diritto alla vita e alla salute costruendo attorno ai loro bisogni, quella rete di protezione e di cura necessarie, quella 'visione' - conclude - attenta e inclusiva capace di tenere insieme la società, attraverso un tessuto connettivo di valori e principi oggi non più negoziabili".

 


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