Women for Oncology, tante oncologhe ma solo 15% primari è donna
Women for Oncology, tante oncologhe ma solo 15% primari è donna

Appello ai ministri di Salute e Pari opportunità per contrastare la disparità di genere 

I camici bianchi sono sempre più rosa, anche fra gli oncologi, ma in Italia solo il 15% dei 223 primari di oncologia è donna. "Il traguardo delle pari opportunità è ancora lontano da raggiungere, soprattutto se si guarda ai ruoli apicali e di maggior prestigio", sottolineano da Women for Oncology (W4O) Italia, che ha organizzato oggi a Napoli la terza edizione del meeting Post-Esmo per confrontarsi sulle più recenti novità della ricerca scientifica anti-cancro e per accendere i riflettori sulle differenze di genere "ancora troppo spesso presenti nella professione medica e in particolare in oncologia".

"Le ricercatrici italiane sono note a livello internazionale per i loro studi sulle patologie oncologiche, ma, nonostante questo, ancora persiste un’importante disparità di genere. Faticano, infatti, ad avere dei riconoscimenti alle loro carriere - afferma Marina Chiara Garassino, presidente di Women for Oncology Italy e responsabile Oncologia toraco polmonare alla Fondazione Irccs Istituto nazionale dei tumori di Milano - Per questo auspichiamo che le Istituzioni, a partire dai nuovi ministri della Salute, Roberto Speranza, e delle Pari opportunità, Elena Bonetti, colgano il nostro appello a trovare risposte alla disparità di genere che ancora sussiste in campo scientifico e medico, in particolare - evidenzia - per colmare il gap che permane tra i riconoscimenti internazionali e i percorsi di carriera".

Sebbene le donne medico, le iscritte alle facoltà di medicina e le specializzande in oncologia siano sempre di più, spesso oltre la metà, rispetto ai colleghi uomini, trovare una donna ai vertici nel settore è raro. La percentuale di oncologhe che risultano primi autori nei lavori scientifici, per esempio, è eloquente: rappresentano solo il 38%, a fronte del 62% di autori uomini.

E la disparità di genere diventa ancora più significativa - rileva Women for Oncology - se si guarda all’indice H delle pubblicazioni scientifiche, un parametro che va a misurare quanto un autore è prolifico, analizzando il numero di lavori pubblicati, e quanto la sua ricerca è in grado di generare un impatto nell'ambito della comunità scientifica, esaminando quanto i suoi articoli vengono citati da colleghi. Le ricercatrici in oncologia risultano meno prolifiche e 'influencer' degli uomini, con un indice H medio pari a 15, contro il 25 maschile.

Una strada diversa si può e si deve tracciare, ne sono una dimostrazione le nove oncologhe che hanno dato vita nel 2016 a Women for Oncology Italia, sezione italiana dell'omonima associazione internazionale: tutte under 50 e tutte ai vertici, hanno scelto di impegnarsi, parallelamente ai propri incarichi clinici e accademici, per "lo sviluppo e consolidamento di una classe dirigente al femminile più numerosa e preparata ad affrontare e vincere le sfide legate al gender gap ancora esistenti nell'oncologia italiana".

 


Torna alle notizie di sanita / nazionale